Fratelli di strada
Nel cuore di Bucarest, la capitale della Romania, dal 2014 il convento di San Bonaventura, con i suoi cinque frati, è diventato il punto di riferimento per le persone più povere ed emarginate della città. Le ripetute crisi sociali e politiche del Paese hanno ulteriormente indebolito i più fragili, e ora ben 5mila persone nella capitale non hanno più casa e neppure la possibilità di avere un pasto caldo o una doccia. Tra di loro ci sono anche persone con problemi di dipendenza e conseguenti complicazioni di salute fisica e mentale. «Solo noi frati ne seguiamo circa 100 in città» spiega fra Sergiu-Daniel, il responsabile dei progetti caritativi nel convento. Un capitolo a parte è quello dei bambini, provenienti da famiglie povere: «Per loro è necessario trovare modi per toglierli dall’isolamento educativo, dai rischi della strada, dalla mancanza di prospettive».
Tante situazioni, tanti problemi a cui i frati della comunità – Eusebiu, Sergiu-Daniel, Dragos, Romeo ed Eduard – cercano di dare una risposta, nonostante i limiti di mezzi e di spazi a loro disposizione. E così la cucina del convento è diventata anche una «mensa di strada»: frati, volontari e volontarie dell’associazione «Pane dei poveri» preparano i pasti, li dispongono in ampi borsoni, aggiungono il pane e qualcosa da bere. Partono insieme, portando a mano il maggior carico possibile, fino ai luoghi dove sanno di trovare «i fratelli di strada», come li chiamano loro. Il problema, come spiega fra Sergiu-Daniel, «è che, non avendo una macchina, usiamo i mezzi di trasporto pubblico, creando disagio agli altri viaggiatori e portando con noi solo le quantità che riusciamo a trasportare a mano».
Un altro vitale servizio che i frati hanno attivato riguarda la pulizia personale. Una parte del convento è stata convertita in una sala docce, con lavanderia, che viene messa a disposizione tre volte alla settimana di tutti quelli che ne hanno necessità: «Offriamo un bagno caldo, la rasatura, il taglio dei capelli, i vestiti puliti. Serviamo Cristo offrendo a questi poveri un briciolo di dignità e di fiducia». Tuttavia, la sfida diventa difficile quando bisogna aiutare una persona con un problema di dipendenze o con una malattia invalidante, che rende complicata la deambulazione: «Non tutti riescono a raggiungere il convento con le loro gambe, e non solo per farsi una doccia ma anche per prendere un farmaco o ricevere una medicazione».
Un piccolo pulmino, con sedili ribaltabili a seconda del tipo di carico, risolverebbe molti problemi e renderebbe più efficace l’opera socio-caritativa dei frati. Un acquisto a lungo sognato, ma giudicato troppo oneroso per la comunità: «Tutto quello che facciamo si basa sulla Provvidenza. Se Dio vuole – ci siamo detti –, un giorno ci arriverà anche il pulmino». Un tale mezzo di trasporto potrebbe fare la differenza anche per la parte dell’opera dei frati, che riguarda i bambini e i ragazzi più svantaggiati: «Abbiamo iniziato con i più piccoli un progetto educativo chiamato “scout francescano”: li seguiamo giorno per giorno, cercando di sostenere la loro crescita, la formazione scolastica e l’integrazione sociale». Fanno già parte del progetto 46 bambini e ragazzi. «Ma la mancanza di un mezzo, anche in questo caso, ci limita molto e a volte ci costringe a evitare alcune attività che richiedono spostamenti o alcuni tipi di materiale».
Sta di fatto che alla fine la Provvidenza ha dato ragione a fra Sergiu-Daniel: nell’aprile scorso, Caritas sant’Antonio ha donato 25mila euro per l’acquisto di un minibus per otto passeggeri più uno. «Per noi è festa grande – conclude fra Sergiu-Daniel –. Non abbiamo mai pensato di poter cambiare il mondo, ma di essere testimoni dell’amore e della carità di Dio verso le sue creature. Il vostro aiuto ci conferma in questa nostra missione. Grazie a Caritas sant’Antonio, grazie a tutti i benefattori. Attraverso di voi si realizzano sogni e possibilità affinché i fratelli di strada possano ritrovare dignità e rispetto».M
Segui il progetto su www.caritasantoniana.org.
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