Diario dal terremoto - 6. I ragazzi
Terracino è il più alto, il più lontano tra i paesi del Comune di Accumoli. È una delle sue diciotto frazioni. Sta proprio sotto il versante orientale dei Sibillini dei piani di Castelluccio di Norcia. Terra di vento, dagli inverni duri e lunghi. Terra bellissima. Terracino ha (aveva?) 32 abitanti. Dopo i terremoti sono rimasti in 8. Allevatori. Non potevano abbandonare i loro animali. Gli altri, come quasi tutti i cittadini di Accumoli, sono stati portati a San Benedetto del Tronto. Da oltre 5 mesi vivono in albergo. Sindaco compreso.
Samuele ha 16 anni. Vive a Terracino. Vuole andare a vedere il mondo. La sua famiglia, allevatori di 50 vacche, è rimasta al paese con ostinazione e forza. Samuele è il solo studente rimasto in queste montagne. Ogni mattina una macchina della vecchia Comunità Montana sale a prenderlo per portarlo a scuola ad Amatrice. Venticinque chilometri lontano. Vive con i genitori in una casetta-container. Ma per settimane e settimane hanno dormito in macchina e camper. Nei finesettimana tornano a «casa» Giorgia e Agnese, le sorelle di Samuele, gemelle tra di loro, 21 anni. Studentesse, vivono a L’Aquila. Il legame con il paese, con la famiglia è fortissimo. Agnese: «Anche a L’Aquila dormo vestita, il terremoto ti entra dentro». Giorgia: «Abbiamo spostato il letto a un passo dalla porta. Pronte a scappare». Sorridono delle donazioni: «Ci hanno portato su decine di spazzolini da denti, scatole di omogeneizzati».
Sono belli questi tre ragazzi. Giorgia studia psicologia: «Avrò da fare in queste terre». Samuele vuole andare via, studiare fuori, nessuno di loro vuole allevare vacche. Ma Agnese posta su Facebook belle foto dei «suoi» animali: dopo un inverno di terremoti e neve (è venuto giù il tetto della stalla, una vacca è morta, le altre sono sopravvissute a fatica a due mesi di gelo), è gioia vedere vacche pascolare fra mandorli in fiori. Commenta Agnese: «Anche per loro, un giorno di relax al sole. Come se fossero in spiaggia». Resilienza dei ragazzi. Futuro.
Scendo ad Arquata. Come Accumoli, il paese non esiste più. Solo macerie. Qui, valle del Tronto, incontro Vincenzo, Andrea, Natalìa, tra i 19 e i 20 anni: assieme ai loro amici hanno creato un’associazione, «Chiedi alla polvere». Vogliono raccontare cosa è accaduto e cosa sta accadendo nelle loro terre. Scrivono: «Quello che ci lega nel profondo a questo luogo è il senso di appartenenza. Tutti sentiamo di appartenere a queste montagne che ci cullano da quando siamo nati. Qualsiasi vincolo affettivo tra persone può svanire, sfumare nel giro di pochi anni, mentre ho la ferma convinzione che il legame con questo posto rimanga, nonostante le strade che ognuno è costretto a prendere nella propria vita possano portarlo lontano. Questo terremoto ha fatto sbiadire sogni, speranze e progetti che fin da piccoli legavamo ad Arquata, perché purtroppo ha reso quelle case macerie, quelle strade cumuli di massi e anche tutti noi più disillusi e razionali, ci ha privato dell'ottimismo della nostra immaginazione. La consapevolezza più grande però è quella che ognuno di noi lotterà perché il nostro paese non venga abbandonato, farà di tutto per veder tornare le cose alla normalità, perché andremmo contro noi stessi non perseguendo questo proposito. Ricominceremo a sognare il nostro futuro qui, nel piccolo angolo di paradiso che ci ha regalato emozioni incomparabili, dobbiamo ricominciare per quel senso di appartenenza che vive in noi’. Diventate loro «amici» su Facebook.
Vi è una possibilità, forse vi sono molte possibilità, in queste montagne: forse questi ragazzi saranno capaci non di ri-costruire, ma di «costruire». Un nuovo modo di vivere questi luoghi: «Ricominceremo a sognare il nostro futuro», con «l’ottimismo dell’immaginazione».