La lunga assenza
Dolore. Risentimento. Ricerca di una compensazione… Lunga e impervia è la strada che dal lutto si snoda verso la luce e la rinascita. Un susseguirsi di tappe più o meno previste e obbligate che una bambina di 4 anni non dovrebbe neppure immaginare. La vita, però, è un volo imprevedibile. Lo impara a sue spese Teresa, la protagonista di questo romanzo, che – orfana di padre – si trova troppo presto a fronteggiare la paura dell’abbandono, nonché la perdita di speranze e punti di riferimento.
Da Roma (dove la piccola vive) fino in Abruzzo (dove viene spedita a casa della «comare Concetta», mentre il papà è in fin di vita) e poi di nuovo nella Capitale, la piccola assaggia il gusto amaro del dubbio e dell’incertezza. Il suo «babbo», le raccontano tutti, è partito per un lungo viaggio. Ma le bugie hanno le gambe corte. E la verità emerge sempre, prima o dopo, con tutte le conseguenze che questo comporta. Prima o dopo, appunto. Non a caso, Teresa trascorre l’intera esistenza in cerca di risposte. Durante il liceo e all’università, tra le mura di casa, quando è ancora ragazzina, e nell’altalenante routine matrimoniale, quando è ormai una donna.
Figlia e mamma, moglie, amica e collega, la protagonista conserva sempre nel cuore una ferita che non si rimarginerà mai del tutto. La perdita di un padre lascia il segno, e non solo a livello affettivo. Già nel XIX secolo Niccolò Tommaseo l’aveva capito. «Non è vero – scrive il linguista in Dell’educazione (1834) – che l’educazione dei primi anni sia tutta alle cure materne affidata. Anco il padre ci ha l’uffizio suo, e non leggiero: a lui spetta più propriamente l’educazione dell’intelletto, educazione che sin dai primi mesi può e deve incominciare ». Ma se manca la figura di riferimento, ecco che sorgono i problemi.
Ogni giorno nella vita di Teresa è un tentativo di riempire quel vuoto, ogni anno un passo verso la pace e la libertà. E così, nonostante il dolore, la metamorfosi è inevitabile. Teresa cambia, evolve. Da bambina a ragazza, da donna ad anziana. Cresce e fa crescere chi le sta intorno (in primis il marito Luigi e il figlio Fabio). Il suo cuore è inondato dai ricordi e la sua casa dalle fotografie. Giunta ormai alle soglie degli 80 anni, fiaccata nel corpo e nello spirito, trova finalmente la forza di invocare quel «babbo» tanto pensato. La catena dell’inerzia è presto infranta. Non è mai troppo tardi per afferrare, anche solo al volo, per qualche istante, la felicità.