Se esistesse l'elisir di lunga vita, lo scegliereste come opzione per la vostra «vita eterna» oppure lascereste alla natura fare il suo corso?
Di questa (per ora) chimera, il giovane scrittore di successo Leonardo Patrignani ha fatto il provocatorio, ma non peregrino, tema del suo ultimo romanzo: Time Deal.
La fiducia è essenziale in qualsiasi relazione umana: amicale, sponsale, filiale, fraterna, ma anche nella semplice convivenza nei luoghi di lavoro o nel mondo della scuola. Noi viviamo di fiducia molto più di quanto siamo coscienti. Una fiducia che si costruisce giorno dopo giorno con l’affidabilità dei gesti e delle parole. Sì, perché c’è un’etica della parola che è essenziale alla fiducia e che implica tre livelli: il rispetto per l’altro, per la parola che viene detta e per se stessi. Chi mente non rispetta alcuno di questi livelli e uccide la fiducia.
«C’è bisogno di un senso più profondo di responsabilità. Il carcere deve poter essere il luogo dove riflettere su se stessi, dove ritrovare la voglia di esistere e darsi delle regole. Chi è recluso è una persona. Chi garantisce la sicurezza deve sentirsi persona tra le persone. Luogo di detenzione e luogo di lavoro, il carcere non può essere inteso solo in chiave coercitiva».
«Allora si aprirono gli occhi di tutti e due (Adamo ed Eva) e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture» (Gen 3,7). Il fico, ma anche il cappero e il ginepro, il mandorlo, l’incenso, la palma da datteri, il platano, la quercia… La Bibbia è piena di rimandi al mondo vegetale e di simboli a essi collegati. Ne sa qualcosa il figliol prodigo che «avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla» (Lc 15,16).
I nuovi media, internet, i social network, grazie anche alla velocità di trasmissione dell’informazione (ma, talvolta, sarebbe più appropriato chiamarla «disinformazione») su quanto avviene nel mondo, o più semplicemente nelle cerchie delle nostre amicizie e dei nostri contatti, hanno amplificato a dismisura la diffusione di «spazzatura digitale» ovvero di quelle false notizie, di informazioni «manipolate», rilanciate on line con commenti e integrazioni farlocche, capaci, nostro malgrado, di creare fatti (e talvolta anche opinioni) surretti