Dimenticato per due secoli, oggi Georges de La Tour è uno dei pittori francesi più conosciuti e amati da tutte le generazioni. Merito della sua capacità di giocare con i chiaroscuri, rendendo visibile l’invisibile.
Da vent’anni il misterioso «writer» di Bristol conduce la sua lotta contro il sistema a colpi di spray e non solo. Le sue opere, quotatissime, fanno discutere e riflettere. Una mostra, a Milano fino al 14 aprile, ne raccoglie un’ottantina.
Per tre anni il fotografo americano documentò Pittsburgh in lungo e in largo con la sua macchina al collo. Ora il nucleo centrale di quell’immenso reportage è esposto al Mast di Bologna fino al 16 settembre.
Alla scoperta della prima personale italiana dedicata al maestro cinese del «camouflage». Una settantina di scatti che, dalla Cina all’Italia, ripercorrono la carriera di un «camaleonte» abituato a fondersi con l’ambiente per raccontarlo.
Sapeva far emergere da gesso, bronzo e marmo le passioni più recondite dell’animo umano. A cento anni dalla morte dello scultore parigino le sue opere restano insuperate. Come testimonia la mostra allestita a Treviso fino al 3 giugno.