«Il ventunesimo secolo ha avuto, fino a questo momento, un andamento ironico: iniziato in modo quasi solenne all’insegna del mito dell’irreversibilità (della democrazia, del capitalismo, delle organizzazioni internazionali e del “nuovo ordine mondiale” nel suo complesso), gli sono bastati meno di vent’anni per finire immerso in un clima dilagante di insicurezza». Comincia così questo interessante volume di Alessandro Colombo, lettura utilissima per riflettere e per interpretare, almeno in parte, la complessità di questi nostri giorni.
La comunità è uno dei semi di pace da cui dobbiamo ripartire, per riscoprire la bellezza del camminare insieme con un cuore grato, accogliente e aperto alla speranza. Ma senza fare della comunità stessa un assoluto.
Ci può essere pace solo se riconosciamo che tutto è connesso. Che siamo legati tra di noi, con chi ci ha preceduto (gratitudine) e chi verrà dopo (responsabilità); con l’ambiente, che è la nostra casa comune.
Il cinismo, seme di guerra e dalla guerra alimentato, è un atteggiamento sempre più diffuso, che va contrastato con l’attenzione per i diritti, l’equità, la dignità di tutti i viventi e la cura di contesti sociali più giusti.
Lo auspicava Evyrein, artista di strada padovano, in un’opera realizzata nei giorni più duri della pandemia. Un disegno provocatorio, che in realtà celava il richiamo alla pace sociale in nome di un bene comune.