Possiamo essere in pace e «fare» la pace solo se siamo consapevoli che tutto è in relazione: con l’ambiente, con chi ci ha preceduti, con chi verrà dopo, con chi sembra troppo diverso.
«Antonio riconduceva a pace fraterna persone in discordia; ridava la libertà ai prigionieri; faceva restituire le usure e quanto era stato rapito con violenza...» (Vita Assidua 13).
Dal 14 febbraio, inizio di quaresima, i veneziani Bernardino Mason e Carlo Giacomini, stanno digiunando per la pace in Terra Santa. Una scelta che sta catalizzando l'attenzione di numerosi uomini e donne di buona volontà, convinti che i conflitti si risolvano non con le armi ma con la nonviolenza.
Intervista a Yehuda Stolov, fondatore dell’Interfaith Encounter Associacion, un’associazione interreligiosa che da 22 anni costruisce ponti tra i diversi popoli della Terra Santa.
La pace non è una condizione anodina e analgesica, ma una «quiete accesa», per rubare le parole a Ungaretti. Non una «pace vuota», ma una pienezza di vita che richiede la nostra capacità di essere costruttori, attori, «operatori» di pace.