Aveva appena 3 anni e mezzo quando fu colpita da enterocolite acuta, patologia potenzialmente mortale. Poi la guarigione, inspiegabile. Se non con la grande devozione al Santo.
Nel giorno (17 febbraio) in cui si ricorda il beato francescano, ripercorriamo insieme la sua storia e quella della Cappella a lui dedicata nella Basilica del Santo.
«Il Santo mi è apparso in sogno, ha predetto la mia malattia, l’ospedale e il medico che si sarebbero presi cura di me. Gli devo la vita» racconta Amina, giovane musulmana.
Giuseppe era un uomo con una potente interiorità, grazie alla quale ha potuto affrontare sfide inedite e inattese, come ci narrano i Vangeli di Luca e di Matteo.
Un’amicizia sbocciata tra due donne in ospedale. Una promessa – fare il Cammino di sant’Antonio insieme – che ha atteso due anni per compiersi. E poi il lieto fine, anzi il lieto inizio. L’inizio di un viaggio che ha nel Santo il proprio perno.