È mobile, duttile, plasmabile, si espande o si ritira a seconda del contenuto. Così è anche la disabilità, modellata da relazioni, scambi, esperienze, cultura, politica e divertimento.
Una rara malattia genetica – un cancro ereditario diagnosticato a 17 anni – non gli ha impedito di accedere a una brillante carriera lavorativa e di studi. E di essere motore di solidarietà.
Luca Panichi, perugino di Magione, sognava la strada, il Giro d’Italia e il Tour de France. A 8 anni era già in sella. Lui che viveva, ma non venerava il suo sport: il ciclismo.
Il gioco dei nomi in Nicaragua è stupefacente. In quel Paese ho conosciuto uomini e ragazzi che si chiamavano Nabuccodonosor, Adonis, EltonJohn e MikeTyson. E, alla fine, ho incontrato Lenin: 10 anni e un tumore cresciuto nella sua testa. La sua pelle è bruciata dalla radioterapia.
Papa Francesco ha più volte parlato di schiavitù e delle forme in cui si palesa nel mondo come nella quotidianità. Mi chiedo spesso se la disabilità possa o meno rientrare in una di queste forme… E se invece fosse paradossalmente un’icona di libertà? Come si può essere liberi nella diversità?