Si può affrontare la disabilità quando non si è ricchi e famosi, ma si può diventarlo grazie al coraggio e alla determinazione? La sorprendente storia di chi ce l’ha fatta.
Identificare la disabilità con la malattia è, in parte, una falsità scientifica. Si continua infatti a inserirla in una visione ospedalizzante e limitata, perpetuando una visione della realtà a compartimenti stagni.
Non sarebbe bello far confluire nelle sole Olimpiadi atleti (normodotati e disabili) insieme? Intanto godiamoci i Giochi Paralimpici di Rio e tifiamo per i 101 azzurri che ci rappresenteranno.
Il professor Alain Goussot aveva un chiodo fisso: cercare la diversità dell’altro anche in termini positivi. Partendo dalle similitudini, accettare le differenze. Perché le differenze stanno insieme e insieme, in quanto tali, non creano più né separazione né scissione.
È mobile, duttile, plasmabile, si espande o si ritira a seconda del contenuto. Così è anche la disabilità, modellata da relazioni, scambi, esperienze, cultura, politica e divertimento.
Una rara malattia genetica – un cancro ereditario diagnosticato a 17 anni – non gli ha impedito di accedere a una brillante carriera lavorativa e di studi. E di essere motore di solidarietà.