Il dossier di settembre dedicato ai cappellani militari e ai preti soldato nella prima guerra mondiale ha felicemente avuto diversi riscontri (nel senso di parecchi), e pure riscontri diversi (nel senso che sono stati di differente tono).
Per affermare che i cristiani sono pochi, dovremmo essere sicuri che una volta erano tanti. Al di là delle anagrafi battesimali, non bastano un nome o una cerimonia a renderci credenti.
La bellissima lettera di una docente neo pensionata apre una profonda riflessione sul futuro e sulla necessità di abbattere i pregiudizi per fare spazio al nuovo e al diverso.
Abbiamo tutti bisogno della grazia di Dio, di assumerci i nostri compiti e doveri, le nostre fragilità e povertà. Perdonare è per noi impossibile, ma grazie al Signore possiamo provarci.
Quella di Ippocrate è una disciplina «benedetta» e molto ha fatto per l’uomo nei secoli. Ciononostante detiene in sé moltissimi limiti. Per questo deve essere accompagnata da buonsenso e umiltà.
La ricerca della verità e la costitutiva fragilità di ognuno di noi, frati e giornalisti compresi, impongono di interrogarsi e ascoltarsi spesso. Talvolta persino di cambiare idea.