Amoris laetitia: il primato della fede e della Parola di Dio
«Nello sviluppo del testo – scrive Papa Francesco in Amoris laetitia (AL), n. 6 –, comincerò con un’apertura ispirata alle Sacre Scritture, che conferisca un tono adeguato. A partire da lì considererò la situazione attuale delle famiglie, in ordine a tenere i piedi per terra». È interessante questo modo di procedere del Papa. Nel primo capitolo di AL il Papa fa immediato riferimento alla Sacra Scrittura – il primo capitolo ha per titolo Alla luce della Parola –, poi nel secondo capitolo si sofferma sulle sfide della situazione attuale – La realtà e le sfide delle famiglie.
AL cambia così il metodo proprio ai documenti magisteriali di questi anni. A partire da Gaudium et spes – Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II – i documenti hanno seguito lo schema del «giudicare-vedere-agire». Hanno cioè preferito in genere partire da uno sguardo sulla realtà (vedere), letta poi alla luce della Parola di Dio (giudicare), per arrivare a tracciare delle linee per l’azione pastorale (agire). Il Papa propone qui un ripensamento profondo da parte della pastorale per riportare al centro il primato di Dio. In tal modo si vuole forse denunciare il fatto che oggi l’uomo tende a emarginare il senso di Dio, il mistero di Dio dalla propria vita. E si vuole anche sottolineare come la teologia e la pastorale del matrimonio debbano ritrovare la propria originalità e peculiarità di proposta a partire immediatamente dal messaggio biblico. In genere – basta vedere l’interesse dei media – quando si parla di famiglia si va subito a vedere se un documento pontificio ha aggiornato o modificato le norme morali inerenti le cosiddette «questioni calde»: i conviventi, le coppie di fatto, i divorziati, i divorziati risposati, le tematiche di etica sessuale o di bioetica ecc.
Ma nella Scrittura non sono le norme ad essere al primo posto. Se ci si sofferma troppo su di esse c’è il rischio – vedi la denuncia di Gesù nei confronti di scribi e farisei – di trasformare la norma in un idolo, cioè di assolutizzarla. Una norma è importante invece che lasci emergere le intenzioni, il valore che la sottende, lo Spirito oltre la lettera, cioè la volontà salvifica di Dio. Questo aspetto, cioè il rapporto tra Vangelo e legge, ha da subito creato un confronto e, anche, contrapposizioni nella Chiesa, si pensi qui per esempio agli inizi della comunità cristiana con la questione della circoncisione nel dibattito tra gli apostoli Pietro e Paolo al Concilio di Gerusalemme (cfr. At,15)
AL fa capire chiaramente come sia necessario non lasciarsi irretire dal tema delle norme. Con particolare riferimento alle situazioni problematiche o laddove la famiglie sono in difficoltà per motivi vari, «la Chiesa deve avere una cura speciale per comprendere, consolare, integrare, evitando di imporre loro una serie di norme come se fossero delle pietre, ottenendo con ciò l’effetto di farle sentire giudicate e abbandonate proprio da quella Madre che è chiamata a portare loro la misericordia di Dio» (n. 49).
In questa direzione ecco allora l’indicazione che la pastorale ritorni alla sacra Scrittura dell'Antico e Nuovo Testamento, dove è messa in evidenza «la forza risanatrice della grazia e la luce del Vangelo» (AL n. 49) e si propone il disegno di Dio su matrimonio e famiglia, cioè «la famiglia nel piano di Dio» (titolo proprio della seconda parte della Relazione finale del Sinodo del 2015).