C’è chi ci ama!
«Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore» (Sap 11,22 - 12,2).
Che bello questo passaggio del libro della Sapienza, che parla di un Dio follemente innamorato di tutto ciò che ha creato e in particolare della sua più bella creatura: tu. La questione è: siamo consapevoli di essere amati così, da un Dio che chiude gli occhi sui nostri peccati, sulle nostre debolezze, che pazientemente spera che siamo noi a rendercene conto e a cambiare strada? Un Dio indulgente che continua a fare il tifo per te – per noi –, perché la tua vita sbocci, fiorisca e diventi quella vita piena che Lui ha da sempre sognato? Dovrei stamparmi questo brano e mettermelo sul comodino, per fare memoria ogni giorno di quanto sono pensato e amato da un Dio che vuole avvolgermi nel suo amore e farmi felice. Mi accorgo che ho bisogno di recuperare questa consapevolezza ogni volta che litigo con Chiara e che temo che lei possa pensare male di me (e vi posso assicurare che le «regalo» continue occasioni per farlo).
In quelle situazioni mi sento perso, un po’ come un bambino di 3 anni che in spiaggia ha smarrito sua madre e non sa più che cosa fare. I miei sentimenti mi fanno oscillare tra il tentativo di recuperare un po’ di stima e di bene da parte sua, e il prendermela con lei perché, secondo il mio parere, è troppo severa nei miei confronti. Questa dinamica interna mi sbatte continuamente in faccia la mia fragilità, il mio dipendere dalla stima di mia moglie, il mio continuare a chiederle vita. Ma Chiara (e viceversa io per lei) non è Dio Padre, solo Lui può veramente dirmi chi sono io e qual è l’essenza della mia persona. Perché io sono suo, e solo Lui mi conosce nelle viscere, solo Lui può dire una parola autorevole su chi sono.
Il fatto che basti così poco per turbarmi, mi fa venire in mente tutte le sofferenze di quei mariti o di quelle mogli che sono stati lasciati dal rispettivo partner. Donne e uomini che soffrono pene indicibili, ferite nella loro affettività, tradite nel patto su cui avevano fondato la propria esistenza. Persone che spesso si sentono di serie B (anche all’interno delle nostre chiese), in alcuni casi messe da parte per una nuova fiamma pensata come più attraente e migliore di loro. Donne e uomini che si percepiscono come rifiuti umani, perché la persona che amavano ha deciso di escluderli dalla propria vita, a volte dopo pochi mesi di matrimonio, a volte dopo diversi decenni. Persone che, anche dopo anni dalla rottura, ancora non riescono a metabolizzare quel tragico cambiamento di vita che le ha portate a camminare su sentieri che loro non volevano percorrere. Anche a tutte queste persone suggeriamo di stamparsi questo brano dell’Antico Testamento, di farne una cornice e mettersela sul comodino.
Il Signore ti ricorda che ha compassione di te, patisce assieme a te del tuo dolore. Se hai sbagliato aspetta che tu te ne accorga e te ne rammarichi, ti ama in quanto sua creatura e non può provare disgusto per qualcosa che Lui stesso ha creato. Il Signore, il Creatore di tutte le cose, l’Essenza della vita stessa, ti ha voluto, ti ha pensato e ti ama profondamente, così come sei. Lui desidera per te una pienezza di vita, che non avverrà perché il tuo coniuge ritornerà sui suoi passi, ma perché finalmente concederai a Lui la possibilità d’incontrarti e ti darai il permesso di essere amato dall’Amore stesso e di poterti abbandonare nelle sue braccia di Padre.
Carissimi, sappiamo bene che alla fine restiamo esseri carnali e che quello spazio vuoto nel letto a due piazze (che non è più un letto matrimoniale), rimane tale e che comunque ti mancherà la tua vecchia vita. Però, tu che stai leggendo, ricorda a te stessa, a te stesso, che la tua esistenza non è iniziata con il tuo matrimonio e che per quanto esso sia stato qualcosa d’importantissimo, non ha aggiunto (e la sua conclusione non ha tolto) neppure un grammo all’immensa dignità regale di cui sei portatore, e che ti deriva dall’essere figlio o figlia di Dio. Speriamo che, pur tra le lacrime, questa consapevolezza possa essere un punto di appoggio da cui ripartire. Vi abbracciamo tutti nella gioia di essere fratelli e sorelle in un unico Padre.
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