20 Febbraio 2020

«Cerco Dio ogni giorno»

Che cosa c’è di più emozionante di una vita vera che, tra alti e bassi, si mette in gioco? Senza misconoscere fatiche e cadute, ma nella fede che Dio cammina con noi.
lettera
Una vita vera
FADYUKHIN /GETTY IMAGES

«Caro direttore, ogni volta che cerco la fede attraverso la ragione, ovviamente, mi arrendo e chiedo perdono a Nostro Signore. Inutile girarci intorno, cerco Dio ogni giorno. Da quando ho perso mia moglie (18 mesi fa) cerco, pregando, un contatto e ovviamente chiedo a Gesù di regalarmelo. Alla fine mi chiedo chi sono io per pretendere così tanto da Dio. E così continuo nelle mie riflessioni e nel ripercorrere la mia vita, durante la quale il Santo mi ha regalato sicure certezze. Ho “ereditato” il Santo dalla mamma all’età di 6 anni, l’ho pregato ogni giorno (a volte sbrigativamente, a volte scherzosamente, a volte con tanta umiltà e amore). Ha segnato la mia vita. L’ho sempre capito un po’ dopo, riflettendo. Cosa cerco? Devo considerarmi uno immeritatamente fortunato. Ora devo operarmi e quanto mi manca la donna che il Santo mi ha dato! Però sant’Antonio c’è sempre e insieme a Lui adesso anche un Angelo. Grazie Padre dell’attenzione e un augurio per una fede che la rafforzi nel suo servizio. Io non so che cosa sarà di me; ogni giorno, però, mi accorgo di dedicare sempre più il mio pensiero al Signore». 

Gianfranco M. 

A volte ci domandiamo come dobbiamo fare a testimoniare la nostra fede. Abbiamo magari davanti agli occhi gli esempi fulgidi di tanti sante e santi, magari pure di persone semplici che conosciamo personalmente. I nostri limiti, e direi persino il male che è accovacciato anche presso la nostra porta (Gen 4,7), ci sembrano controindicazioni alla nostra santità, ostacoli a una vita di fede autentica. Ed effettivamente lo sono, anche se non sono tutto.

Eppure, che cosa c’è di più emozionante di una vita vera che, nella sua totalità di alti e bassi, passi avanti, soste e forse anche passi indietro, si mette in gioco? Senza misconoscere fatiche e cadute, ma nella fede che Dio cammina con noi in ogni istante della nostra vita. Persino dando voce e dignità ai dubbi e alle domande, anche a quelle più impertinenti. E che in questa fede ci risentiamo sempre e di nuovo «a casa», nella comunione dei santi e dei peccatori, con chi ci è ancora accanto e con chi è già morto. Ma è vero: non ci sono meriti né titoli particolari che ci guadagnino tutto questo. A noi che cosa compete, allora?

Ascoltiamo il nostro sant’Antonio: «Le rose sono le anime dei fedeli, arrossate dal sangue di Gesù Cristo, che devono essere piantate sulle rive di un torrente, cioè su un profluvio di lacrime, perché possano produrre frutti degni di penitenza. Devono avere, come il Libano, l’incenso della preghiera devota, che si diffonde come un soave profumo. Devono effondere, come il giglio, il profumo della buona reputazione con l’onestà di una vita intemerata, e profondersi nel ringraziare il Signore. Se le anime dei fedeli avranno tutto ciò, potranno partecipare degnamente a questa festività, cioè alla nascita del Signore, al parto della beata Vergine, della quale è detto: “Come il fiore delle rose nella stagione di primavera, ecc” (Sir 50,8)». (Annunciazione [I] della Beata Vergine Maria).

Grazie per la tua testimonianza, Gianfranco, e auguri per la tua salute! E ricordati che hai promesso di pregare anche per me…

Data di aggiornamento: 20 Febbraio 2020
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