27 Settembre 2023

Che colore ha l’abito dei frati?

Dalla tonaca grigia in lana grezza passando per quella nera del periodo napoleonico, fino a quella marrone indossata dai frati minori osservanti: cosa si nasconde dietro il colore dell’indumento francescano?
«Sant'Antonio riceve l'abito francescano», particolare della pala dipinta da Piero Casentini (2010) per il Santuario di sant'Antonio di Padova a Terni.
«Sant'Antonio riceve l'abito francescano», particolare della pala dipinta da Piero Casentini (2010) per il Santuario di sant'Antonio di Padova a Terni.
© padre Giovanni Voltan / Archivio MSA

Continuiamo il tema dell’abito religioso francescano, della tonaca dei frati e, in particolare, andiamo a vederne il colore e come nei secoli questo abbia subito vari mutamenti (se non ricordi come è nato l'abito dei frati clicca qui). Parto sempre dall’esperienza dei frati minori conventuali, la mia famiglia religiosa, che appartiene al ceppo più antico e ininterrotto dell’Ordine francescano. Da sempre siamo i custodi delle «tombe di famiglia»: la tomba di san Francesco e la tomba di sant’Antonio nelle rispettive Basiliche di Assisi e Padova.

Il «grigio» come colore originario

Poiché per confezionare la tonaca si tesseva della lana grezza (non tinta), alla maniera più semplice e povera, il colore appariva all’inizio di un cenerino-grigio, con varie tonalità ora più chiare ora più scure (in base alla lana che si aveva a disposizione). Il colore dell’abito francescano, pertanto, fu ben presto fissato come «grigio-cinerino» per tutti i francescani, tanto che san Bonaventura nelle sue costituzioni prescriveva che la trama della stoffa fosse composta da: «due fili neri e uno bianco». I dipinti antichi attestano il colore cenerino come tipico dei francescani della prima ora, i frati «della comunità» o conventuali, tanto che nei Paesi anglosassoni i frati conventuali erano e sono ancora chiamati grey friars (frati grigi). La storia, però, ci mise uno zampino… e pesante.

Le vicissitudini storiche

Con Napoleone, e le varie soppressioni (la confisca di tutti i conventi e il divieto di vivere da frati), in Europa i frati conventuali riuscirono in qualche modo a sopravvivere (spesso in tacito accordo con le autorità locali) e a restare in qualche loro chiesa tingendo la tonaca di nero (il colore della talare dei preti diocesani, che soli potevano operare e fare pastorale). Passata la burrasca napoleonica, il colore nero rimase nei Paesi europei toccati dalla rivoluzione francese, mentre l'abito continuò ad essere portato grigio cinerino in tutto il resto del mondo.

E l’abito marrone?

Anche il più comune e riconoscibile abito «marrone» che spesso è associato all’immagine del frate francescano (è l’abito dei frati minori osservanti e dei cappuccini), in realtà ha pure una storia recente. Per i frati osservanti, infatti, il passaggio definitivo dal cenerino al marrone, iniziato in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, verrà prescritto ufficialmente solo a fine Ottocento con l’Unione leoniana che radunerà sotto la dicitura di Ordine dei frati minori (1897) i tanti rivoli dell’osservanza, mentre i cappuccini già lo avevano adottato da tempo. Quindi, il colore originario e «ufficiale» dell’abito francescano, che inizialmente era grigio per tutti i frati, (anche per osservanti, riformati e cappuccini) via via si è modificato, assumendo diverse tonalità, andando così a distinguere anche le diverse appartenenze alle famiglie francescane.

Perché alcuni frati sono in grigio, altri in nero?

Come avrete capito, noi frati minori conventuali abbiamo l’abito con due colorazioni: nero (per lo più in Europa) e grigio (nel resto del mondo) e non marrone! Da qualche anno, vi è all’interno del nostro Ordine la spinta e il desiderio di molti di ritornare tutti all’unico e originale abito grigio.

In realtà, la cosa non è poi così semplice, anche perché in varie nazioni europee il nero ormai ci identifica da secoli come francescani e, soprattutto, è associato e legato alle storie forti e nobili di tantissimi frati che, con questo abito nero, si sono spesi, hanno sofferto e hanno dato grande testimonianza di vita cristiana e francescana. Penso ai frati perseguitati durante il comunismo in Polonia o in Romania e nei Paesi dell’Est, alla testimonianza di p. Massimiliano Kolbe (che amava e preferiva l’abito nero), penso a p. Placido Cortese (frate del Santo a Padova e direttore del «Messaggero di sant'Antonio») arrestato e ucciso dalla Gestapo; penso anche all’amore di tanta gente verso generazioni di francescani abitualmente riconosciuti con questo abito (per esempio, nelle grandi basiliche dove noi frati Conventuali siamo e che custodiamo da sempre: San Francesco ad Assisi e Sant'Antonio a Padova… i Frari a Venezia, Santa Croce a Firenze...).

Ma con l’abito grigio sono stati martirizzati nei recenti anni due giovani nostri frati in Perù, sulle Ande: fra Michael Tomaszek e fra Zbigniew. E in Argentina è stato ucciso durante la dittatura, anche lui per la sua azione a favore dei poveri, fra Carlos Murias. Dunque la questione «nero o grigio» credo che ancora proseguirà, ma non è un gran problema, mi pare! Ciò che invece davvero conta è il significato dell’abito francescano: una vita offerta al Signore e ai fratelli!

fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

Vedi gli altri post sull’abito qui!

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Data di aggiornamento: 28 Settembre 2023
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