Questione di verità
«L’apparenza inganna». A chi di noi, almeno una volta nella vita, non è capitato di pensarlo? O di esprimerlo ad alta voce? Di solito accade di doverlo constatare con una certa amarezza, a seguito di una delusione. Una persona o una situazione si presentava in modo convincente ma, alla resa dei conti, si capisce che si trattava di una bolla di sapone. Oppure, peggio ancora, di un inganno – per così dire – bello e buono. Rimane nel cuore la tristezza, o addirittura il sentimento della ribellione, perché ci si sente imbrogliati. L’ipocrisia contro cui si scaglia sant’Antonio si esprime esattamente con questo stile di sotterfugi, con il quale si cerca di abbagliare l’altro facendo apparire qualcosa che in realtà non c’è.
E questo potrebbe accadere perfino a proposito della santità! Una santità contraffatta e applaudita; che contraddizione! Ciò che spinge ad adottare pose umili e dimesse, in questi casi, è il desiderio che altri vedano e, magari, possano manifestare il loro stupore e apprezzamento. La santità vera non può scattare a partire dalla superficie esterna, dalla brama di farsi notare, ma sboccia da una attrazione profonda verso ciò che fa bene agli altri, non verso ciò che gonfia il nostro apparire. La santità cristiana non può limitarsi alla costruzione in proprio di una bella immagine di sé, scintillante e seducente, ma ci orienta a essere protesi verso i nostri fratelli e sorelle, riconoscendo che noi siamo fatti per donarci a loro.
Questa è l’umiltà di cui parla il nostro Santo: non essere fintamente dimessi, ma gioiosamente aperti ad accogliere, a condividere. Al limite, non ci interessa nemmeno più ciò che gli altri vedono e dicono di noi; la considerazione altrui ci è divenuta indifferente, perché è la dedizione concreta alla vita degli altri che più ci affascina. Tutto questo – possiamo dirlo francamente – fa bene non solo alla santità, ma a ogni ambito di presenza umana. Vivere all’altezza della nostra dignità richiede che noi ci muoviamo non tanto per farci applaudire, bensì per aprire strade di fecondità, tracciare sentieri di liberazione per altri, spalancare finestre di respiro nuovo a beneficio di chi incontriamo.
Preoccuparsi della vita degli altri: è esattamente il contrario della cupa ingordigia del lupo richiamata da sant’Antonio. Il lupo paralizza la sua preda con la paura; e poi l’uccide. Il santo, vale a dire la persona intelligente e vera, sa sgretolare muri di divisione, rimettere in movimento, nutrire di fiduciosa speranza.
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