Ci vorrebbe un miracolo!

Lo auspicava Evyrein, artista di strada padovano, in un’opera realizzata nei giorni più duri della pandemia. Un disegno provocatorio, che in realtà celava il richiamo alla pace sociale in nome di un bene comune.
02 Settembre 2022 | di

L’appuntamento è sul sagrato della Basilica, in un caldo martedì di luglio. Non ci conosciamo e non ci siamo dati dei riferimenti per poterci riconoscere, eppure, appena lo vedo non ho dubbi, non può che essere lui: capelli rasati, braccia ampiamente tatuate, larghi pantaloni cargo, t-shirt, immancabili sneakers e un bellissimo paio di occhiali da sole con la montatura bianca, alla Wertmuller per intenderci. Sì, non può che essere lui. Mi avvicino: «Evyrein?». E lui: «Sabina?». Comincia così questa strana intervista con uno degli street artist più provocatori del panorama patavino, Evyrein, «italianizzazione di Heavy Rain, il mio videogioco preferito» precisa subito l’artista. Evyrein è uno degli artisti di strada affermatisi negli ultimi anni a Padova, città dove questa forma d’arte è più che «sopportata»: «Io però non ho fatto alcuno studio artistico – specifica subito, quasi per scusarsi –, sono completamente autodidatta». Eppure, dalle sue opere non si direbbe.

Una passione, la sua, nata quando, ragazzino, andava a fare il palo ai writer della sua città (Schio, nel vicentino). «Chiariamoci però – dice perentorio –: i graffiti non hanno niente a che fare con la street art, rispondono a regole completamente diverse. I writer vogliono “spaccare”, non rispettano nulla, né case, né monumenti, solo le chiese sono off limits. Devono scrivere i loro messaggi ovunque questo assuma un significato di rottura. Gli street artist no: noi non disegneremmo mai su monumenti o siti “sensibili”. Un aspetto, però, ci accomuna: entrambi vogliamo gridare al mondo la nostra visione della vita, richiamando quei valori spesso dimenticati e che proprio nelle periferie, dove queste forme espressive sono nate, sono così importanti».

L’esordio di Evyrein è avvenuto agli inizi del 2000, a Londra, dove l’artista si era trasferito: «Lì da qualche anno aveva cominciato a spopolare il più famoso tra gli street artist, Banksy. Vedere i suoi lavori e innamorarmi di quest’arte è stato tutt’uno». Da allora è passato un po’ di tempo «ma io sono convinto che se uno resta fedele a se stesso e al proprio stile, senza strizzare l’occhio a contaminazioni “di comodo”, un po’ di notorietà e con essa la possibilità di qualche introito da questa attività arrivano – confida –, anche se ci vogliono pazienza e determinazione». Oggi Evyrein, a 41 anni (ma ne dimostra molti di meno), è conosciuto e apprezzato, eppure è ancora costretto a svolgere due lavori per «sbarcare il lunario», come sottolinea guardandomi dritto in faccia con il suo sguardo pulito. Uno sguardo da cui traspare la delusione e anche un briciolo di dispiacere quando, cominciando a parlare dell’opera che ha dato lo spunto a questa intervista, racconta di aver ricevuto parecchie minacce dopo averla realizzata.

«Era il febbraio 2021. Padova era in zona rossa e c’era il coprifuoco dalle 22. Il clima era pesante. Il vaccino contro il covid era stato da poco immesso sul mercato e le polemiche imperversavano: pro-vax da un lato e no-vax dall’altro si combattevano in una guerra senza quartiere. Una guerra che io ho scelto di rappresentare utilizzando l’immagine di sant’Antonio, con il Santo in tonaca, il Bambino in braccio e, al posto dei gigli, una grande siringa su cui campeggiava la scritta “Pfizer”. Antonio faceva un gesto forte con la mano, che per me non voleva però essere dissacratorio ma, appunto, rimandare a coloro che rifiutavano il vaccino. Il disegno era accompagnato da uno slogan molto chiaro: “Ci vorrebbe un miracolo”, che poi è diventato anche il titolo dell’opera. Perché, appunto, a mio avviso giusto un miracolo avrebbe potuto mettere d’accordo le opposte fazioni in vista di un bene comune».

«La prima di queste due opere – continua Evyrein – l’ho realizzata vicino al Santuario dell’Arcella, nell’immediata periferia di Padova, il luogo in cui Antonio morì la sera del 12 giugno 1231; la seconda sotto il cosiddetto “Volto della Corda”, verso piazza delle Erbe, in pieno centro. Entrambe, però, sono state subito cancellate, gridando allo scandalo. È il rischio di chi fa il mio mestiere: non è detto che chi osserva le mie opere legga in esse ciò che io voglio dire. È la storia di ogni opera d’arte: l’autore sviluppa un pensiero, ma nel momento in cui dona al pubblico il lavoro frutto di quel pensiero deve accettare che ciascuno lo legga secondo i propri schemi e la propria visione di mondo».

Evyrein utilizza due tecniche per le sue opere: lo stencil e il paste-up. «Le mie opere vanno fatte in velocità, come tutta la street art. Dipingere sui muri è vietato, anche se ci sono città, come Padova, in cui gli artisti di strada sono “accettati”. Ma ciò non toglie che in poco più di mezz’ora io devo essere in grado di realizzare tutto. Per questo utilizzo due tecniche che mi permettono di predisporre ogni cosa in studio e di lavorare poi all’aperto in fretta: lo stencil, una sorta di maschera normografica attraverso la quale spruzzo la vernice spray, oppure il paste-up, cioè una specie di poster realizzato a casa, che mi limito a incollare sul muro».

Le opere di Evyrein sono tutte fortemente provocatorie, come abbiamo già visto, ma al contempo hanno un che di «puro», quasi fanciullesco. Non a caso sono numerosi i bambini da lui ritratti, quasi un richiamo all’idealismo giovanile. C’è cosi Giuly, titolo di un’opera che l’artista ha utilizzato per raccogliere fondi per il reparto di pediatria di un ospedale dell’alto vicentino: una bambina seduta su un letto di petali (che l’artista ha fatto continuare anche sulla strada, come in una sorta di installazione realizzata con petali veri), davanti a un fiore stilizzato, che osserva incantata una piccola fata. Il messaggio sotteso è Evyrein stesso a darlo, sul suo sito realizzato da Elena Pescarolo (https://evyrein.com), citando il «guru» del benessere Omar Falworth: «Ruba tutti i colori del mondo e dipingi la tela della tua vita eliminando il grigio delle paure e delle ansie. Abbandona i tuoi vecchi abiti mentali e vestiti di allegria». Vale a dire: non perdere la tua capacità di sognare. O, ancora, Tommy, protagonista di un’altra opera sulla quale campeggia il monito: «Per essere felici ci vuole coraggio». «I bambini – spiega l’artista – fanno riflettere, arrivano diritti al cuore di chiunque. Ecco perché ho scelto un bambino come soggetto di quest’opera realizzata sui muri di una piazza importante di Schio, come piazza Falcone e Borsellino».

La chiacchierata con Evyrein è terminata. Prima di salutarlo, però, gli porgo un’ultima domanda: «Lo so che chiedere a un artista di scegliere tra le sue opere è come chiedere a una madre quale figlio preferisce, ma c’è un’opera che conservi in cuore più di altre?». «Sì – mi risponde senza esitazione –. È un disegno che ho realizzato per l’8 marzo, festa della donna. Raffigurava una giovane prostituta, sotto la quale campeggiava la scritta: “Solo Dio mi può giudicare”. La mia intenzione era di ribadire come le prostitute non siano una categoria da stigmatizzare, ma persone e donne e come tali vadano rispettate e festeggiate nel giorno alle donne dedicato. Importante, però, per me era anche la scritta, perché ricordava come in realtà, quando si è trattato di esprimere un giudizio su una pubblica peccatrice, Gesù stesso aveva invitato chi era senza peccato a scagliare la prima pietra, di fatto salvando la donna e mostrando che nessuno si può sentire migliore di un altro». Ecco, forse, il cuore di tutta l’arte di strada sta proprio qui, in questa riflessione sociale a cui ci obbliga. In quel faro che punta sulle zone dimenticate, sulle persone ai margini, di fatto costringendoci a guardarle e a comprendere che tutto nel mondo, se osservato sotto la giusta angolatura, merita attenzione, merita rispetto. Merita cura e assunzione di responsabilità. Merita bellezza. Merita i colori di una vita degna.

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 02 Settembre 2022

Articoli Consigliati

Dio nel silenzio

11 Agosto 2022 | di
Lascia un commento che verrà pubblicato