Ciarlatani in camice bianco
Da anni si parla dei danni alla salute che può fare la disinformazione in ambito medico, mettendo sul banco degli imputati soprattutto i social media. Spesso questi discorsi, così come gli appelli delle campagne di comunicazione, si concludono con la raccomandazione di rivolgersi al proprio medico: ma che fare quando è proprio un dottore a diffondere false notizie e approcci antiscientifici? Come riconoscerlo? È vero che in medicina esistono temi controversi, approcci differenti, margini di incertezza, per cui è possibile che in alcune situazioni si ricevano consigli contrastanti senza che vi sia un vero e proprio «errore». In questo caso è giusto che il paziente metta sul tavolo anche i propri desideri e valori. In molti altri casi, però, non è così, e gli studi scientifici condotti in tutto il mondo permettono di indicare con chiarezza la strada da seguire per ottenere le migliori cure in relazione alla propria situazione, indipendentemente dalle capacità del singolo medico.
Diffidare del guru
In questi casi, è bene diffidare del professionista che si discosta dall’opinione più condivisa dai colleghi, a meno che motivi in maniera molto convincente la sua scelta. Quella che chiamiamo «evidenza scientifica» si crea infatti dalla somma dei dati ottenuti da diversi gruppi di ricerca di ogni parte del mondo. In questo senso, la scienza è democratica, perché mette sullo stesso piano tutti i suoi attori e consolida le sue conclusioni quanto più queste sono confermate dai risultati delle ricerche di qualità condotte dal maggior numero di persone competenti in un settore specifico. Non tutti i dottori sono da questo punto di vista ugualmente affidabili. La crescita vertiginosa delle conoscenze degli ultimi decenni fa sì che sia impossibile tenersi aggiornati in tutti i settori della medicina. Occorre specializzarsi e sottospecializzarsi: un neurofisiologo può non essere informato sulle ultime conquiste in termini di vaccini, ma anche l’oncologa esperta di tumori al seno potrebbe non essere altrettanto al passo sui melanomi. Ci sono, poi, persone che sono riuscite a laurearsi senza un’adeguata preparazione o individui senza scrupoli e con interessi economici che spingono a sostenere posizioni poco o per nulla compatibili con quelle della comunità scientifica. I più sono onestamente convinti che uno o pochi episodi di cui hanno avuto esperienza bastino a definire come stanno le cose, anche se sui grandi numeri si verifica il contrario.
Una bussola per orientarsi
E allora, come fa il cittadino a orientarsi? È difficile, non si può negare. Occorre informarsi, ma saper distinguere le fonti istituzionali da quelle che veicolano bufale; riconoscere i medici bravi, anche se antipatici, da quelli comprensivi ma che portano fuori strada, proprio perché ci dicono quel che vogliamo sentirci dire; capire i casi in cui è giusto personalizzare le cure da quelli in cui i trattamenti standard sono i migliori. Nessun paziente può farlo da solo, ma è bene tenere alto lo spirito critico, evitando di idealizzare il pezzo di carta incorniciato sopra la scrivania o di identificare il professionista criticato dalla comunità scientifica come un incompreso Galileo. La scienza oggi è cambiata, non è più un’attività individuale, ma un processo collettivo. Soprattutto in caso di malattie serie, quindi, meglio affidarsi a grandi centri specializzati nella malattia di cui si soffre, dove ci si tiene sempre aggiornati e un’équipe multidisciplinare può evitare l’errore del singolo. In ogni caso, mai aver timore di chiedere un secondo parere, che è nel pieno diritto di ogni paziente.
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