Per una scuola libera dalle lezioni private
Come ogni anno, la ripresa della scuola porta problemi antichi e la recente pandemia li ha purtroppo rafforzati. Tra questi, la questione dei compiti a casa, che ha trasformato tante famiglie in una specie di doposcuola, in particolare per i più piccoli e in alcuni casi anche per i ragazzi delle Medie. È tutto un affannarsi a controllare i registri elettronici, a organizzare e ad aiutare. E, se questo non bastasse, ecco che vengono in soccorso le famose e famigerate chat di classe che, invece di facilitare, alimentano un ulteriore affanno (in alternativa, nel caso le indicazioni non fossero chiare, si può sempre telefonare!). I genitori sono ormai costantemente ingaggiati nella vita scolastica dei figli, quasi fossero loro gli alunni.
In questo quadro, un fenomeno costante – e un po’ inquietante – è quello delle ripetizioni private. Quando un figliolo non decolla nei risultati scolastici, quando il numero delle insufficienze aumenta, quando si rischia la bocciatura o quando a settembre bisogna recuperare materie, ecco che scende in campo l’esercito degli insegnanti che danno ripetizioni. Sono davvero tanti e in continua crescita. Si parla di un business che raggiunge i 900 mila euro e anche più. Un aggravio sulla vita già pesante dei genitori italiani, un vero e proprio fardello poco sostenibile per le famiglie non particolarmente benestanti. Ha senso che gli alunni siano costretti a inseguire in maniera casalinga le carenze accumulate nell’orario scolastico, già abbastanza impegnativo? Ha senso caricarli di una mole di lavoro casalingo che non ha trovato sufficiente soddisfazione nelle aule scolastiche?
Una scuola dove gli alunni vanno volentieri, una scuola che sviluppa le loro risorse e diventa un’esperienza di vita, oltre che di apprendimento, non dovrebbe aver bisogno di una continua insistenza sui compiti o sulle ripetizioni private. Quasi non fosse mai abbastanza. A volte l’offerta formativa sembra un gruviera con tanti buchi che poi le famiglie, in un modo o nell’altro – e soprattutto con il fai-da-te –, finiscono col dover riempire. Ma invece le scuole possono bastare a se stesse e risultare un’esperienza completa, senza ulteriori incombenze, come d’altra parte accade nel resto d’Europa e del mondo. Mi auguro che, con questa nuova ripartenza, la scuola sappia offrire ai suoi alunni un’esperienza a 360 gradi. E se proprio fosse necessaria una qualche forma di recupero, che la si possa trovare tra le mura scolastiche stesse, senza gonfiare quel mercato delle ripetizioni che, stando a una ricerca di alcuni anni fa (Eures, 2007), nel quasi 80 per cento dei casi sfuggirebbe al fisco. Gli alunni (e le loro famiglie) meritano una risposta sufficientemente completa per il loro apprendimento.
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