«Unire le città per unire le nazioni»
«Caro direttore, nel numero di aprile del “Messaggero di sant’Antonio” ho letto con grande interesse l’articolo sull’incontro “Mediterraneo frontiera di Pace”, di cui non avevo nemmeno sentito parlare e che si è svolto all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.I paragrafi sulla diplomazia delle città e la voce dei sindaci mi ha fatto pensare alle tante città, italiane ed europee, che sono gemellate con altre città russe e mi sono detta che sarebbe bello se ognuna di queste città, per mano del sindaco e dei cittadini, mandasse una lettera alla città gemellata per esprimere il dolore che si prova guardando le città ucraine bombardate e le tante vittime e quindi esprimere la voglia di pace. Forse questa mia idea ha qualcosa di utopistico e forse sarà difficilmente realizzabile ma mi sembrava giusto esprimerla e lanciare questo “sasso” sperando che qualcuno lo raccolga e si possa fare un passettino ulteriore sulla via della diplomazia».
Lettera firmata
Iniziative come l’incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo servono per confrontarsi su questioni che interessano le comunità locali, senza perdere di vista una prospettiva più ampia, cercando di costruire nuove relazioni e iniziare dei progetti comuni. Già nel 1955, in piena guerra fredda, Giorgio La Pira aveva riunito a Firenze i sindaci delle principali città del mondo, con l’intento di lanciare un appello di pace: «Unire le città, per unire le nazioni». Un legame particolare tra realtà locali è quello che si stabilisce con il gemellaggio: fondato sul riconoscimento di aspetti condivisi, diventa occasione per sviluppare strette relazioni politiche, economiche e culturali.
Quando però la condivisione di valori e prospettive viene messa in discussione, lo stesso legame può venir meno. È il caso della sospensione del gemellaggio di Ciampino con la città turca di Pendik, in risposta alle violazioni dei diritti personali operati dalla politica repressiva del presidente Erdogan (2017). Attualmente, varie città italiane sono gemellate con città russe e ucraine. Da un lato, si sono rafforzati i legami con le città ucraine: addirittura, a fine giugno, Bergamo si è gemellata con la tristemente famosa Bucha, anche con l’intento di avviare delle azioni di solidarietà. Dall’altro lato, la situazione è più delicata: l’idea di sfruttare il rapporto esistente con una città russa per stimolare processi di pace è molto buona perché è un tentativo di lavorare dal basso, coinvolgendo direttamente le realtà locali.
Purtroppo il Cremlino non permette una visione diversa da quella ufficiale e, anzi, chiede un allineamento alla prospettiva dell’«operazione militare». Il rischio è che una proposta fatta da una città italiana a una gemella russa finisca con l’essere rigettata, anche perché esporrebbe a ritorsioni. D’altro canto, ci sono Comuni che si interrogano sulla sospensione del gemellaggio, proprio perché le circostanze di coinvolgimento bellico sono contrarie alle finalità previste: con questo non si vuole attaccare i cittadini russi, ma si vuol manifestare il proprio dissenso nei confronti della guerra.
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