Dan è un veterano americano, tormentato dalla guerra vissuta in Vietnam; con la moglie Linda decide di intraprendere un viaggio per rivedere quei luoghi. In realtà, di nascosto, vuol provare a ritrovare la donna vietnamita con la quale aveva avuto un figlio. Phong è un amerasiatico del Vietnam, emarginato fin da piccolo per i suoi tratti somatici: il suo desiderio è di ritrovare il padre, che sa essere un soldato americano, per poter andare in America, grazie all’Amerasian Homecoming Act. Trang e Quynh sono due ragazze vietnamite, che vivono durante la guerra: per poter aiutare i loro genitori a pagare i debiti vanno in città a lavorare. Ma l’impiego che trovano è in un locale del piacere, in cui si prestano per soddisfare i bisogni sessuali dei soldati americani.
I tre filoni si intrecciano e mostrano come gli anni di presenza americana durante la guerra del Vietnam abbiano causato non solo morti e feriti, ma anche delle piaghe sociali, danni irreparabili che chi è rimasto (cioè i vietnamiti) ha dovuto sistemare. Il messaggio positivo che porta il libro è la ricerca dell’umanità nell’altro: la guerra disumanizza, ma la vendetta non è la soluzione, perché la sofferenza di un altro non può essere fonte di gioia (come fa esperienza uno dei personaggi del testo). Il romanzo nasce da sette anni di ricerche fatte dall’autrice nel dottorato alla Lancaster University, a partire da documenti e incontri con persone, specialmente amerasiatici del Vietnam che hanno tentato di andare negli Stati Uniti (in alcuni casi vi sono riusciti).
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