Due Angeli e un presepe
«Te piace ‘o presepe?». Angelo Di Maio non è Luca Cupiello, protagonista della fantasmagorica commedia Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo, quando chiede al figlio Tommasino che cosa ne pensi della sua creatura natalizia, a dispetto dell’iniziale indifferenza sua e di Concetta, moglie di Luca. Eppure è come se ci fosse anche l’indimenticabile Eduardo a ispirare l’inventiva di Angelo, cinquantenne casertano di Aversa, fisioterapista di professione sebbene – ci tiene a precisare – «io mi presenti, prima di tutto, come presepista». Angelo non ha figli, ma su di lui veglia un altro «angelo», anzi un’Angela, sua moglie che, a differenza di Concetta Cupiello, asseconda il marito ed è la sua colonna portante nel condividere, dodici mesi l’anno, una passione che è anche, se non soprattutto, un atto d’amore verso la natività, motivato da un afflato mistico.
Angelo ha realizzato il suo primo presepio all’età di 6 anni, seguendo le orme del nonno materno, della mamma e di suo padre che ogni anno, a Natale, accompagnava la famiglia nelle chiese più importanti di Napoli a vedere i presepi. «Qui c’è una lunghissima tradizione alla quale io mi ispiro – ammette –. La nascita del presepio, di cui ricorrono l’anno prossimo gli 800 anni, è legata a san Francesco. Quello di Greccio (RI) del 1223 è un presepio vivente “pastorale” con le figure più importanti. Poi, con l’avvento di re Carlo III di Borbone, si introducono tutti i personaggi della vita popolare: il fruttivendolo, il pescatore, il pescivendolo e altri. E si conduce tutta l’umanità al cospetto di Gesù Bambino».
Quella di Angelo è una passione divorante. «Ogni anno, con parecchi mesi d’anticipo, a volte già a gennaio o a febbraio, comincio a riflettere sul messaggio che voglio trasmettere. Di notte, soprattutto nei momenti di calma, con la mia immaginazione cammino letteralmente dentro il presepio che così prende forma nella mia mente: salgo le scale, scendo lungo i vicoletti, entro nelle botteghe. In questo modo ne percepisco i colori e gli umori, nonché gli spazi e le dimensioni da applicare quando poi si passa alla fase della lavorazione». Nella cucina di casa Di Maio è come se fosse sempre Natale. C’è perennemente qualcosa in costruzione. Durante tutto l’anno, anche nel periodo estivo. «La cucina è come un laboratorio permanente – confida –. Angela mi sta vicino, e quando mi vede assorto sul divano, mi dice: “Stai pensando al presepio, vero?”. E se le chiedo come se ne sia accorta, lei mi risponde: “Perché è come se vivessi in un’altra dimensione, in un altro mondo”».
C’è qualcosa di misterioso e imperscrutabile nella sua stupefacente creatività, se teniamo conto che Angelo, da dieci anni, è non vedente a causa di una lunga malattia che ha progressivamente affievolito la sua vista fino al buio totale. Ciò nonostante, nei suoi presepi è tutto perfetto e ordinato. Nulla è lasciato al caso. Nemmeno i personaggi. «Le statuine le scelgo io presso valenti artigiani: i fratelli Salvatore e Lello Gambardella di San Gregorio Armeno, la via di Napoli dove lavorano i migliori talenti. Io immagino facce, espressioni e gesti. Ogni personaggio deve essere inserito in un preciso contesto scenografico». A proposito dei personaggi, Angelo racconta che «fino al tardo Seicento, inizio Settecento, le dimensioni delle statuine erano quasi pari al naturale: un metro, un metro e mezzo di altezza. Poi la nobiltà ebbe l’esigenza di allestire dei presepi più piccoli, e così le figure cominciarono a essere ridimensionate, fino a circa mezzo metro. All’inizio erano sculture in legno. Successivamente fu creato un corpo di canapa su un’intelaiatura di filo di ferro. Erano una sorta di pupazzi snodabili a cui venivano applicati testa, mani e piedi di terracotta. Alle statuine più importanti, gli artisti inserivano mani e piedi di legno. E, infine, venivano rivestite con tessuti preziosi, così da poter creare, come oggi, posture e situazioni a piacimento che rappresentano scene molto veritiere e naturali».
In barca con Gesù
Quest’anno Angelo ha allestito il suo presepio (in realtà, per modestia, non rivela che ne fa ben più di uno) in una barca da lago custodita nell’abbazia benedettina di San Lorenzo ad Aversa. La realizzazione è iniziata già a settembre. «Dopo una vacanza a Lampedusa, primo approdo dei migranti che attraversano il Mediterraneo, ho pensato a questa barca che trasporta chi non deve annegare. Sulla prua ci ho collocato san Pietro, il pescatore che traghetta l’umanità intera intorno a Cristo nascente. Un’umanità che viene accompagnata in un luogo sicuro invece di rimanere in mezzo al mare». Angelo ha un amore sconfinato e contagioso per la vita. «Io sono fortunato perché intorno a me ci sono sempre state persone che mi hanno voluto bene e continuano a volermene. Poi ho costantemente avuto il desiderio di conoscere e di esplorare. Mi sono appassionato alle cose che faccio. Non dobbiamo avere paura di assecondare le nostre passioni. Questo ci dà la forza per superare tantissimi ostacoli. Appena finisco di preparare il presepio, mi ci siedo davanti e me lo guardo con l’immaginazione. Ci “cammino dentro” di nuovo, così come quando lo avevo solo pensato. Lo sento con le mani, ma è come se lo vedessi».
Il tempo è l’unica variabile che Angelo non sembra contemplare nella sua instancabile attività. «Realizzo presepi per casa mia, per qualche parente, per amici e familiari. Quelli piccolini li regalo. Quelli più grandi, che allestisco in chiesa, alla fine del periodo natalizio li smonto e li conservo nel mio garage. Una volta ho fatto anche una mostra di 13 presepi che sono stati venduti per beneficenza».
Il presepio diffuso
Per ora i presepi di Angelo Di Maio hanno girato l’Italia. Ma gli piacerebbe che potessero varcare anche i confini nazionali così da diffondere il messaggio della tradizione avviata da san Francesco, e «per invitare a riflettere su questa nostra umanità che con tutte le sue miserie e difficoltà, continua a muoversi intorno alla nascita di Cristo». Angelo guarda oltre. Dall’anno scorso ha messo insieme un po’ di amici, e con loro si è inventato il presepio diffuso nelle chiese parrocchiali di Aversa. «Con l’aiuto di varie realtà scolastiche locali, abbiamo realizzato dei pastori e li abbiamo collocati in tutte le parrocchie. Poi abbiamo messo in scena degli spettacoli teatrali. Ad Aversa c’è una chiesetta intitolata a sant’Antonio, che è stata chiusa per diversi anni. L’anno scorso ha riaperto. E proprio in questa chiesetta, nell’ambito del presepio diffuso, quest’anno, per la seconda edizione, proponiamo dei personaggi realizzati con l’uncinetto, esposti per tutto il periodo natalizio».
Viene davvero da pensare che Angelo abbia un feeling con Luca Cupiello. Lui nicchia sorridendo, ma alla fine si sbilancia: «“Rivedo” il video della commedia di Eduardo almeno sei o sette volte l’anno. E scopro ogni volta qualcosa di nuovo. L’attrice Pupella Maggio nei panni di Concetta parla con il portiere e gli dice: “Quando mio marito fa il presepio, mi pare un bambino”. Sembra mia moglie quando mi ripete: “Tu stai con la testa da un’altra parte”. Ecco cosa significa entrare in questa dimensione della fanciullezza. Per questo dico che sto bene quando “cammino dentro il presepio”, perché mi dà serenità e tranquillità. È la ragione per la quale continuo a viverlo ogni giorno, nella mia quotidianità, e non solo a Natale».
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