Accompagnare la mamma anziana nell’ultimo tratto della sua vita: un’esperienza difficile, come può essere vissuta in modo davvero umano? Una questione che interpella personalmente, ma anche a livello sociale e istituzionale: spesso la famiglia è lasciata sola, non adeguatamente informata delle possibilità e delle implicazioni delle scelte in un momento così delicato.

La madre che diventa figlia, la figlia che diventa madre, e si chiede, appellandosi anche alla sua fede, quale sia il limite tra la cura e l’accanimento terapeutico. Soprattutto quando la madre non ha mai voluto e non vuole trattamenti ulteriori, anche se una situazione di demenza non le permette di decidere per sé.

Un percorso faticoso, che fa emergere i ricordi della vita passata, e sbatte in faccia il dramma della situazione presente: decisioni da prendere in fretta, la rabbia della madre, non ascoltata nel suo desiderio di smetterla con le medicine, l’amore di una figlia che non vuol perdere la mamma, ma chiede che la sua vita sia dignitosa; il tutto mitigato finalmente dalla vicinanza e dal sostegno della badante Katerina, e da un medico con cui si può parlare davvero, che diventano occasioni di arricchimento umano.

Un libro che fa molto riflettere, a partire dal racconto in prima persona dell’autrice, sulla condizione di molti anziani e sull’accompagnamento negli ultimi anni della loro esistenza.

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