Fratelli e connessi

«Il Cantico delle Connessioni» è il tema della XVII edizione del Festival Francescano, a Bologna dal 25 al 28 settembre. Un’occasione per riscoprire il legame profondo che ci unisce tutti e per aprire spazi di riflessione sulle tecnologie.
24 Settembre 2025 | di

Nel buio di una cella spoglia, piegato dalla malattia e quasi privo della vista, un giovane uomo di nome Francesco innalzava la sua lode a Dio. Le parole che nacquero dal suo animo diedero vita al celebre Cantico di frate Sole (o Cantico delle Creature). Non il frutto di un tempo di agio e tranquillità, ma l’espressione luminosa di un’intuizione radicale: l’interdipendenza – o meglio, la «connessione» – tra ogni essere vivente, l’umano e il divino. Una consapevolezza ferma, quasi disarmante, di appartenere a un’unica realtà generata e custodita da un Amore più grande del dolore e della morte. A ottocento anni di distanza, quelle parole continuano a interrogare il nostro presente con rinnovata urgenza. In un’epoca attraversata da conflitti globali, disuguaglianze economiche, crisi ambientali, incertezze esistenziali e trasformazioni tecnologiche rapidissime, siamo chiamati a riscoprire ciò che il sociologo Derrick de Kerckhove ha definito «intelligenza connettiva»: la capacità di pensare insieme, di costruire visioni condivise attraverso la rete viva delle relazioni umane e degli strumenti digitali.

Da queste tensioni nasce la XVII edizione del Festival Francescano intitolata Il Cantico delle Connessioni, in programma a Bologna dal 25 al 28 settembre. Come può, oggi, una laude poetica del XIII secolo dialogare con le sfide poste dall’Intelligenza artificiale? È la domanda da cui ha preso forma un’iniziativa divenuta, negli anni, un importante punto di riferimento nel panorama culturale e spirituale italiano. Promosso dal Movimento Francescano dell’Emilia-Romagna, con il patrocinio della Chiesa locale e il sostegno della Fondazione Comunicazione e Cultura, il Festival darà vita a quattro giornate in cui il capoluogo felsineo si trasformerà in un vivace laboratorio di idee e incontri. Piazze, chiese, chiostri e spazi pubblici ospiteranno oltre cento appuntamenti, tra conferenze, spettacoli, presentazioni di libri, lezioni magistrali e dibattiti.

Il titolo scelto per quest’anno esprime il bisogno di riscoprire il legame profondo che ci unisce a Dio, agli altri e alla Terra, e al tempo stesso di aprire nuovi orizzonti di riflessione sulle tecnologie che plasmano continuamente la nostra quotidianità. La missione è di orientarne l’utilizzo secondo un senso di corresponsabilità fraterna, capace di contrastare le disuguaglianze e ogni forma di discriminazione che certe derive digitali rischiano di amplificare. Un cammino, dunque, che si intreccia profondamente con quello del Giubileo della Speranza, di cui il Festival rappresenta un tassello significativo: segno di una Chiesa in uscita, che sceglie di abitare la piazza e accogliere i nuovi interrogativi alla luce del messaggio di Francesco d’Assisi.

La dimensione partecipativa

Per dare forma a questi desideri, il programma offre un percorso culturale ampio e trasversale, in grado di spaziare dalla letteratura alla musica, dalla riflessione filosofica al pensiero francescano, fino all’approfondimento del rapporto tra spiritualità, etica e tecnologia. Il parterre di ospiti comprende giornalisti, scrittori, studiosi, religiosi e testimoni, provenienti da esperienze e contesti differenti, uniti dal desiderio di mettere a disposizione le proprie competenze. Tra questi: il teologo ed esperto di IA Paolo Benanti, il botanico e divulgatore Stefano Mancuso, la filosofa Michela Marzano, il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo, il neuropsichiatra Vittorino Andreoli, il fisico Federico Faggin, la giornalista Barbara Carfagna, il critico letterario Alberto Bertoni, fra Pietro Maranesi, teologo e docente, Paolo Capitanucci, docente di storia della filosofia, e Chiara Bertoglio, pianista e teologa. Insieme a loro anche il narratore Ascanio Celestini, la poetessa Mariangela Gualtieri, la cantautrice Francamente, lo storico delle religioni Alberto Melloni, il cardinale Matteo Zuppi, l’inviata di guerra Francesca Mannocchi, l’arcivescovo di Modena Erio Castellucci, il ministro generale dei frati minori fra Massimo Fusarelli, l’alpinista Nives Meroi e il sindaco di Bologna, Matteo Lepore. 

Altre voci si uniranno nel corso delle giornate, ampliando un’offerta già ricca di contenuti e prospettive. Ogni intervento sarà, infatti, concepito non solo come occasione di approfondimento, ma come invito al dialogo: con competenza e sensibilità, verranno proposte letture plurali della realtà e percorsi possibili volti ad accogliere la complessità del presente e stimolare un pensiero critico e condiviso. In questo senso, la dimensione partecipativa si conferma essenziale: il pubblico è parte attiva di un’esperienza da vivere collettivamente, fondata sull’ascolto reciproco e su quell’ideale di fraternità che il Festival custodisce e rilancia nel cuore della città. Un vero spazio aperto e inclusivo pronto ad accogliere anche famiglie e bambini, con proposte pensate per ogni fascia d’età.

Francescani nel quotidiano

Tra le presenze attive e organizzative del Festival, l’Ordine francescano secolare (Ofs) conferma il proprio impegno, frutto di un percorso ormai consolidato. «Per noi il Festival ha una storia precisa: si è passati dall’essere spettatori all’essere protagonisti», afferma Luca Piras, Ministro nazionale dell’Ofs. «Lo viviamo come un’occasione di uscita e di relazione, sia all’interno della famiglia francescana sia verso l’esterno, in una modalità – quella della piazza – che ci è particolarmente congeniale, perché è nei luoghi del quotidiano che viviamo e ci muoviamo ogni giorno». 

Nel tempo, spiega il Ministro, la partecipazione si è fatta sempre più strutturata, coinvolgendo non solo la Fraternità dell’Emilia-Romagna, ma anche la realtà nazionale. In questa edizione, tale collaborazione si manifesta attraverso uno spazio intitolato Connessioni prossime. Tra vicinanza umana e futuro condiviso, coordinato da Roberta Capua e animato, tra gli altri, dalla presenza di monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). «Abbiamo scelto di partire dalla lode a Dio del Cantico – continua Luca Piras – per connetterla con gli strumenti del presente e del futuro, come le nuove tecnologie. All’inizio ci siamo chiesti con franchezza che cosa avesse a che fare il Cantico con l’Ia, poi abbiamo trovato una chiave a noi vicina: quella delle relazioni, in particolare con gli ultimi. È su questo che vogliamo continuare a lavorare, anche come Ordine: offrendo risorse, tempo, presenza. Non si tratta solo di una collaborazione – conclude – noi ci sentiamo profondamente parte di un cammino comune che il Festival rende concreto, non solo come famiglia francescana, ma come Chiesa che vive e agisce nella piazza».

In conclusione, ciò che accadrà in Piazza Maggiore non sarà un’esperienza pensata per offrire risposte definitive, ma un’occasione per sostare dentro le domande che il tempo ci rivolge. Domande che non semplificano, ma aprono varchi. Domande che disorientano, sì, ma proprio per questo sollecitano ogni uomo e ogni donna a costruire nuove forme di prossimità, nelle quali anche i nuovi linguaggi digitali possano trovare un loro spazio, non come fine, ma come strumenti di servizio per il bene comune. Il coraggio di realizzare tutto questo lo si può forse ritrovare nella laude rivoluzionaria composta da Francesco, che rivela l’importanza – e soprattutto la possibilità – di riconoscere in ciò che ci circonda un riflesso di un Dio che trasforma ogni realtà in un’opportunità di relazione autentica e generativa. Il Cantico delle Connessioni non vuole essere, allora, un punto di arrivo, ma un punto di partenza: una missione che interpella ciascuno.

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 24 Settembre 2025
Lascia un commento che verrà pubblicato