I dieci ostacoli alla vocazione (2^ parte)
Nella prima parte di questo articolo abbiamo provato a parlare dei primi cinque ostacoli alla vocazione e al cammino di discernimento vocazionale. Ora proseguiamo con altri cinque impedimenti che spesso riscontriamo nei giovani in ricerca. I primi cinque ostacoli erano davvero quelli principali, e abbiamo provato ad enumerarli nell’ordine con cui si presentano. Questi altri cinque, invece, sono più generici e non hanno un ordine preciso; possono sempre accompagnarsi ai primi cinque in maniera maggiore o minore.
6) Le aspettative irrealistiche
Un ostacolo molto serio che può sempre essere in agguato nella ricerca vocazionale è avere delle aspettative irrealistiche su ciò che ci aspetta seguendo una certa strada.
Le aspettative irrealistiche possono essere di vario tipo:
- a volte qualcuno immagina che una certa vocazione sia estremamente difficile, impegnativa, quasi da super-eroi, piena di rinunce e dolori, fatta di sofferenze e privazioni… inutile dire che da visioni così stereotipate della vita cristiana si può solo trarre paura e ansia a mille… certamente ogni vocazione ha le sue esigenze e le sue fatiche, ma l’essenza della strada dietro al Signore è sempre gioia, vita piena, beatitudine profonda;
- a volte qualcun altro al contrario si immagina che una certa strada sia tutta in discesa, che possa «risolvergli i problemi»; spesso per esempio qualcuno ci scrive che vuole entrare in convento per scappare dal mondo, per «stare in pace e in armonia»… ma una vocazione non è mai una fuga, mai un nido in cui rifugiarsi, mai la semplice ricerca del benessere personale;
- c’è poi chi si aspetta che tutto sia chiaro e «veloce»; magari arriva da noi frati avendo già fatto «discernimento», sapendo già qual è la sua strada, immaginandosi già arrivato al termine di un cammino che, invece, è ancora tutto da iniziare…
Le aspettative irrealistiche derivano sempre dalla mancanza di esperienza diretta e personale. Quando si intuisce che una certa strada ci attrae, la cosa più sensata e intelligente è conoscere bene quella strada, incontrare persone che vivono già quella vita, confrontarsi e fare domande. Dopo questi confronti iniziale, è sempre importante poter sperimentare piccoli assaggi dal vivo della forma di vita su cui si sta facendo discernimento. Noi frati per esempio diamo sempre la possibilità di fare dei weekend in convento con noi, per conoscere da dentro la nostra vita e così poter vivere un discernimento più realistico, vero, con i piedi piantati a terra (a questo link puoi trovare informazioni su questo).
Questo aspetto del discernimento (il conoscere e il fare esperienza) è spesso sottovalutato, mentre è elemento essenziale per comprendere a quale via si è chiamati. E come sempre nel discernimento vocazionale, è un processo che richiede tempo e pazienza! Lasciate andare l’idea di aver già deciso, di aver già tutto chiaro, di sapere già cosa volete… mettetevi in gioco, poco alla volta!
Avere aspettative irrealistiche su cosa significhi seguire una specifica vocazione può portare a frustrazione e insoddisfazione. È importante avere una visione equilibrata e realistica delle sfide e delle gioie che accompagnano la scelta vocazionale ed è davvero importante dare al processo di conoscenza e discernimento il tempo necessario perché possa svilupparsi in profondità e in maniera il più autentica possibile.
7) La mancanza di supporto esterno
Se nell’ostacolo n. 3 abbiamo parlato delle influenze esterne, degli ostacoli e blocchi che possono venire dalla presenza di chi ci sta intorno (qui puoi recuperarlo se vuoi), ora ci concentriamo, al contrario, sulla possibile «assenza» di chi ci sta intorno. A volte infatti le persone più vicine a noi (famiglia, amici, ambiente di studio o lavoro…) non fanno resistenza attiva alle nostre scelte vocazionali, ma si limitano a guardare da lontano, senza intervenire e senza supportare. Il processo del discernimento e della scelta vocazionale è lungo e impegnativo, e tutti noi abbiamo bisogno di essere supportati, incoraggiati, spronati. Un discernimento vissuto in solitaria è difficile, se non impossibile.
Per questo è davvero importante cercare un ambiente di sostegno che incoraggi e supporti il percorso vocazionale. Attenzione però: supportare non significa dare sempre ragione, approvare qualsiasi cosa, non essere mai critici! Supportare significa esserci! Supportare significa ascoltare con pazienza e attenzione ciò che l’altro sta vivendo, dedicando tempo e cercando di comprendere, di mettersi nei suoi panni, di intuire ciò che vive e sperimenta. Supportare significa anche mostrarsi interessati, fare domande, chiedere spiegazioni. Supportare significa anche mostrare una sana preoccupazione di fronte a scelte avventate, che appaiono sbagliate o discutibili. Supportare significa esserci anche quando non si è d’accordo, anche quando non si comprende, evitando ogni ricatto affettivo, ogni silenzio ambiguo, ogni pesante assenza.
È evidente che una forma di supporto e sostegno davvero indispensabile è quella di una guida spirituale. Ve lo ripetiamo spesso: mai da soli! Vi serve il sostegno e la presenza di una guida, fidatevi, da soli ci si perde (in questo articolo l’importanza di avere una guida spirituale). Ma la guida spirituale da sola non basta: cercate qualche famigliare e/o qualche amico/a con cui possiate confidarvi, da cui potervi sentire «supportati» (nel senso che si diceva poco fa). Cercate anche una «comunità di fede» con cui condividere il vostro cammino: spesso i giovani che cercando un rapporto autentico e profondo con Dio si sentono soli in mezzo ad una società che va in tutt’altre direzioni. Eppure qui e là ci sono gruppi di giovani che condividono la fede, ed è un conforto enorme poter parlare di Dio alla pari con alcuni coetanei e sentirsi capiti (per esempio a Padova c’è il nostro gruppo «Adoriamo insieme» che ha proprio questo scopo!). Anche per questo noi suggeriamo sempre di partecipare ad un gruppo vocazionale perché il vostro cammino di discernimento non sia in solitaria nemmeno da questo punto di vista (qui trovi le nostre proposte di gruppi e corsi vocazionali).
8) La mancanza di fiducia in sé stessi («non sono all’altezza»)
Ci sono poi un gruppo di ostacoli che mettiamo sotto il cappello della poca «fiducia in sé stessi». Spesso ci si sente inadeguati e indegni di fronte alla possibilità di una chiamata vocazionale. A volte per via della nostra storia, che spesso percepiamo piena di peccati ed errori, oppure semplicemente di mediocrità e svogliatezza, o anche di nascondimento e di un continuo giocare al ribasso. Se vediamo così la nostra storia personale, o le nostre giornate e il nostro presente, ben difficilmente riusciremo ad aprirci ad una novità che ci viene incontro.
Il peso del nostro passato o della nostra percezione distorta e negativa di noi stessi ci blocca, ci fa credere di non poter mai giocare un ruolo attivo nella nostra vita, nella società, nella Chiesa, di fronte a Dio. Ci sentiamo allora «non all’altezza», indegni, incapaci, inadeguati… Eppure Dio ci chiama. Sempre e comunque. Dio ci invia, ci manda, ci promette una vita piena, di bellezza e di senso. Quando Dio ci guarda non vede solo le nostre ferite, i nostri limiti, i nostri peccati, le nostre fatiche… vede anzitutto suo figlio amato, sua figlia amata. Vede una spettacolo di creatura, la più bella di tutte!
Dio non aspetta che noi siamo all’altezza di una chiamata: è lui che piano piano ci abilita a rispondere ad una chiamata, e solo per sua grazia, mai per nostro merito o nostro talento. Non ti senti all’altezza? Bene! Questo è il miglior punto di partenza per rispondere davvero al dono che Dio vuole fare alla tua vita. Allora non devi aspettare di essere capace, non devi aspettare di diventare perfetto/a, non devi aspettare di avere tutte le risposte e tutte le garanzie! Fidati di Dio, e fidati anche del dono e della meravigliosa bellezza che Dio ha messo dentro di te. Coltiva la fiducia in Lui e in te stesso/a. Accogli questa verità: per fare dei passi dietro a Gesù non è necessario essere perfetti (anzi!), non è necessario avere tutto chiaro e aver capito tutto, si tratta di fidarsi che sarà lui a colmare ogni nostra mancanza, ogni nostro limite, ogni nostro peccato.
9) Una vita spirituale rattrappita
Al numero 9 mettiamo gli ostacoli che possono arrivare da una vita spirituale e di fede vissuta in maniera superficiale, incostante, formale. Ma forse questo andava messo al primo posto! Credo sia superfluo spiegare il perché: se non coltiviamo il nostro rapporto con Dio, la nostra relazione di amicizia e amore con Lui, ben difficilmente potremmo vivere un vero discernimento vocazionale.
Quando la nostra vita spirituale è rattrappita?
- quando non prego, o prego poco, o prego male; quando non dedicare tempo alla relazione con il Signore (qui trovi un semplice metodo di preghiera che noi suggeriamo);
- quando non «perdo tempo» sulla Parola di Dio, lasciandomi penetrare e ascoltandola in profondo silenzio (qui un articolo sul perché la Parola di Dio è così centrale nel discernimento);
- quando non coltivo una vita sacramentale buona e gustosa, andando a messa, cibandomi dell’Eucaristia, sperimentando il perdono di Dio nella confessione… (qui puoi trovare un modo per vivere la messa in maniera diversa, più consapevole e profonda);
- quando sono sempre di corsa, sempre con la testa altrove, e non riesco mai a fermarmi, a rientrare in me stesso/a, a restituire a Dio le mie giornate;
- quando guardo tutto sempre con la logica del mondo, dell’egoismo, del pessimismo, della chiusura, del pretendere, della tristezza…;
- quando non mi accorgo mai degli altri, dei loro bisogni e desideri; quando non sento le emozioni dei miei cari, di chi mi sta vicino; quando non amo, non mi dono, non spendo tempo gratis.
L’elenco potrebbe continuare. La nostra vita frenetica e una certa tendenza della nostra società alla superficialità, al materialismo, allo spontaneismo, all’individualismo… tutto questo non ci aiuta per niente! È importante, capitale, indispensabile, invece dedicare tempo alla preghiera, alla meditazione o ad altre pratiche spirituali per coltivare una relazione profonda con Dio. Solo così potremmo piano piano imparare a scoprire il significato più profondo delle cose, della vita, della nostra stessa esistenza, dei nostri desideri più veri e profondi, della strada da percorre, al di là delle considerazioni esteriori, superficiali e materiali.
10) Alcuni conflitti interiori
Infine troviamo il tema dei conflitti interiori. Se hai imparato a districarti un po’ in mezzo ai tanti ostacoli che abbiamo elencato, forse stai iniziando davvero a fare discernimento e a intuire una strada buona per la tua vita. Ma proprio in questo momento nascono i conflitti interiori. Andare così tanto in profondità dentro sé stessi e recuperare i nostri desideri più veri e autentici, fa nascere in noi anche dei conflitti perché ci possono essere aree di noi stessi che ci accorgiamo vanno in direzioni differenti. Ciò che c’è di più vero e profondo spesso è in disaccordo con ciò che sta in superficie, e che magari inizialmente pensavamo fosse la cosa più chiara e certa della nostra vita.
Allora ci possono essere dentro di noi obiettivi personali differenti, che a volte non sono conciliabili. Nasce così un dissidio profondo e talvolta drammatico. Si tratta di scegliere. Qui entra in gioco davvero la nostra libertà più vera e sacrosanta: siamo solo noi davanti alla verità più profonda che abbiamo scoperto, e ora sta a ciascuno di noi fare la sua scelta. Procedere in questo terreno è insidioso, talvolta perfino doloroso. Anche in questo caso raccomandiamo la presenza di una buona guida spirituale, che aiuti la persona a discernere fra i vari elementi che trova in conflitto dentro di sé e giungere a scegliere con la maggior libertà interiore possibile.
Concludendo
Ecco così sviscerati quelli che ci sembrano i dieci ostacoli maggiori nel cammino di discernimento (qui trovi i primi cinque ostacoli). Certamente ce ne possono essere molti altri, e ognuno troverà i propri… Se avete domande, dubbi, o semplicemente qualcosa da condividere: noi siamo qui! Scriveteci!
E davvero ancora buon discernimento e buon cammino a tutti!
fra Nico Melato – franico@vocazionefrancescana.org
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