Quando l’identità diventa un idolo
Uno degli elementi che fanno parte dell’identità di un certo popolo o gruppo o nazione è la lingua. Al mondo si parlano più di 7000 lingue diverse (anche se non è facile, a volte, distinguere i dialetti), la maggior parte con una storia e una tradizione scritta importante. È noto che molti tratti della cultura di un paese si possono ritrovare nella lingua, nei modi attraverso i quali si esprime un certo concetto o una determinata azione. Pur non essendo l’unica modalità di comunicare, la lingua parlata è quella che di solito preferiamo usare: se ci troviamo in un contesto in cui si parla una lingua che non comprendiamo, spesso ci sentiamo a disagio per l’incapacità di comprendere quanto viene detto. Inoltre, gli stessi gesti che usiamo non hanno lo stesso significato in tutte le culture, quindi non è detto che anche utilizzando altri linguaggi si riesca a capirsi davvero.
Da un lato, viene da pensare che la diversità di lingue sia un ostacolo per la nostra vita: sarebbe tutto più semplice se ci fosse una sola lingua e le stesse parole. Proprio la situazione che viene descritta nel brano biblico della torre di Babele (cfr. Gen 11,1-9), in cui gli uomini si riuniscono per costruire una città e una torre alta fino al cielo, per farsi un nome (un’identità) che gli permetta di non disperdersi su tutta la terra. Ma il Signore manda all’aria il loro progetto confondendo la loro lingua e facendoli disperdere: Dio punisce la superbia dell’uomo che cerca di fare da solo, senza di Lui. Però porta a una situazione in cui è aumentata la distanza tra le persone, e questo non sembra una cosa poi tanto buona… Avere un’identità ben definita, un unico linguaggio con cui interagire, delle regole chiare per tutti e che tutti comprendono sembra invece essere una buona via per una società ideale! In realtà, a ben vedere, questa società rischia un forte grado di omologazione, in cui non c’è spazio per il diverso, e quindi finisce per non esserci spazio nemmeno per l’altro… Sono invece le differenze, e le difficoltà che esse portano, a diventare occasione per imparare davvero a vivere nella relazione! Davvero l’identità, se assolutizzata, può diventare un idolo!
Nella festa di Pentecoste si ricorda la discesa dello Spirito Santo sui discepoli in preghiera con Maria (cfr. At 2,1-11). Uno degli effetti è che essi iniziano a parlare altre lingue, e si fanno capire da tutti. La Pentecoste è la risposta a Babele: la soluzione non è un’unica lingua, un’unica identità, ma imparare a parlare la lingua dell’altro, mettersi nei suoi panni. È la strada percorsa da molti, faticosa a volte, perché chiede lo sforzo di uscire da sé, dalle proprie abitudini, per scoprire il mondo dell’altro, nel quale c’è tanto da imparare. Per non cadere nell’idolatria dell’identità.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!