«Nostro fratello Giuda»
«Caro direttore, ascoltando le omelie dei sacerdoti e confrontandole con quanto scritto nei Vangeli non di rado capita di trovarvi alcune contraddizioni e una di queste riguarda il ruolo di Giuda. Gesù, parlando ai discepoli, dice che colui che lo tradirà meglio sarebbe per lui se non fosse mai nato; da questa affermazione si intuisce la gravità dell’atto che Giuda sta per compiere e in qualche modo si potrebbe anche intuire il suo destino finale. Tuttavia, alcuni sacerdoti asseriscono che Giuda è un sant’uomo per avere contribuito a portare a termine il sacrificio salvifico del Signore Gesù: forse, senza l’intervento di Giuda, il sacrificio di Cristo non si sarebbe realizzato? Oppure si sarebbe compiuto ugualmente? Dobbiamo pensare a un Giuda dannato o santo?».
Un lettore
Di certo, l’atto compiuto da Giuda è malvagio; era necessario perché si compisse l’ora di Gesù? Direi che il tradimento perpetrato da Giuda è la goccia che fa traboccare un vaso già pieno della contrarietà da parte dei capi dei sacerdoti e del popolo. Se leggiamo il vangelo di Giovanni ci accorgiamo che quasi dall’inizio c’è chi si oppone a Gesù (cfr Gv 5,16) e vuole eliminarlo (cfr. Gv 7,1), ma lui sfugge in altri luoghi. A un certo punto, però, decide di rimanere a Gerusalemme, consapevole del rischio (Gv 12), mentre i suoi oppositori cercano qualcuno che lo denunci per poterlo prendere (Gv 11,57). Giuda fa proprio questo; forse, se non fosse stato lui, l’avrebbe fatto qualcun altro.
In ogni caso, Gesù non vuole scappare, perché è consapevole che, per come si è sviluppata la vicenda, la via della salvezza passa attraverso il sacrificio della sua vita. Gesù aderisce fino in fondo alla volontà salvifica di Dio: è questo il progetto che segue. Tale progetto si incarna nella storia dell’umanità, che non è predeterminata, ma è frutto dell’intreccio delle libertà di chi vi partecipa. Giuda, i capi dei sacerdoti, i romani e gli altri non sono stati costretti da un «disegno superiore» ad agire come hanno fatto, ma hanno messo in atto delle decisioni consapevoli (nella misura in cui gli era possibile) in opposizione alla persona di Gesù e alla sua proposta. Di fronte a questo rifiuto, Gesù non si tira indietro, non lascia perdere, ma assume fino in fondo il rifiuto, fino alla morte in croce.
Sulla sorte di Giuda, mi sembrano uno spunto buono le parole di don Primo Mazzolari, pronunciate nell’omelia del giovedì santo del 1958: «È uno dei personaggi più misteriosi che troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore. [...] E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola (“amico”) e l’accettazione del bacio, anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là».
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