Il cuore è un guazzabuglio
Il testo è una rivisitazione della vita di Manzoni, ricostruita a partire dalle sue opere e da altri testi di riferimento: un misto di storia e di invenzione che fornisce un’immagine complessa del protagonista. Un filo rosso del libro è il costante parallelo tra la vita di Manzoni e la sua opera principale, i Promessi Sposi. Sono molteplici gli eventi che si prestano per questo parallelo: Alessandro vive un’infanzia in cui è distante della famiglia, quasi orfano, come lo sono diversi personaggi del romanzo; a Merate viene messo in collegio, e nella stessa città, in convento è costretta da bambina Gertrude, la monaca di Monza; con don Abbondio condivide l’essere un po’ uno spauresg (in milanese uno che si impaurisce per ogni minimo motivo). In realtà la sua adolescenza è turbolenta, al punto che lo stesso Carlo Dossi lo definisce il “rivoluzionario Manzoni”: legge Voltaire, è scettico nei confronti della Chiesa, guarda verso Parigi, dove è andata a vivere la madre, insieme al compagno Carlo Imbonati. E avviene l’incontro vero con la madre, in cui si riconoscono e non si lasceranno più. Intanto Parigi rappresenta la parte politicamente rivoluzionaria e illuminista, mentre Milano è l’origine, l’educazione cristiana inizialmente odiata, ma poi recuperata.
Tratti che confluiscono in quello che l’autrice definisce “illuminismo evangelico” di Manzoni, in cui è decisivo interrogare la propria ragione senza andar dietro le masse (qui ritorna l’episodio di Renzo che segue la folla nella rivolta del pane, finendo nei guai), e allo stesso tempo cercare il bene, riconoscendo che nell’altro, anche nell’oppressore, batte il cuore di un essere vivente. A Parigi incontra anche uno dei suoi amici più cari, Claude Fauriel, che testimonia come i legami elettivi sono più generativi di quelli di sangue, come accade nel lazzareto dei Promessi Sposi, in cui capre allattano bimbi o ancora il legame tra Renzo, Lucia e Cristoforo. Anche nel matrimonio, Alessandro vive un’esperienza simile a Renzo e Lucia: non gli è possibile sposarsi con Enrichetta Blondel, perché la disparità di religione, e alla fine si sposa civilmente e poi con rito protestante. Il battesimo della prima figlia è però cattolico e questo fa avvicinare la moglie alla fede cattolica, che abbraccia con fervore, ripudiata dalla sua famiglia, in particolare dalla madre. I tratti della moglie, in particolare la sua fede piena di speranza, si rivedono chiaramente nella figura di Lucia.
Anche Alessandro vive il suo tempo di conversione, in un tempo in cui si sentiva perduto e rischiava di perdere le cose più importanti della sua vita: fa esperienza di Dio, lo trova. Inevitabile il parallelo con i convertiti del romanzo: fra Cristoforo e ancor di più l’Innominato; ma anche Renzo, che lascia andare la sua ira per aprirsi al perdono nei confronti del tiranno don Rodrigo. E in Dio il cuore trova risposta, quella che la ragione fatica a trovar da sola, e a cui invece si ribella. A chi gli chiedeva un testo per confutare le tesi di Sismondi, secondo cui molti dei mali del tempo venivano dalla Chiesa cattolica, non risponde tanto con un saggio (come le Osservazioni sulla morale cattolica), bensì con un romanzo, attraverso una narrazione.
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