Inghilterra, seconda patria
Londra è una città che ben si presta a essere scoperta a piedi. Proprio in una delle tante passeggiate che mi hanno portato a conoscerla in lungo e in largo, mi sono imbattuta nella tomba del grande poeta italiano Ugo Foscolo, nel piccolo e suggestivo cimitero di Chiswick, nel quartiere di Turhnam Green, a ovest della città. In realtà le sue spoglie furono poi trasferite a Firenze nel 1871. Un incontro inaspettato che mi ha offerto lo spunto per ripercorrere la tormentata biografia del poeta, morto in esilio a Londra, di cui ricorre l’anniversario il 10 settembre. Ed eccomi sulle tracce degli illustri esuli che, fuggendo dalla repressione o in cerca di realizzazione, in Inghilterra trovarono rifugio e ospitalità, e qui scrissero libri, fondarono scuole, concretizzarono idee e progetti.
Foscolo, poeta disilluso
La figura di Foscolo esule a Londra ci aiuta a riscoprire la centralità del tema dell’esilio nella storia del Risorgimento italiano, nella sua accezione esistenziale e politica. La Londra georgiana dell’Ottocento, capitale di un vastissimo impero, città dal forte spirito liberale, diventò infatti terra d’esilio per molti nostri intellettuali ed eroi del Risorgimento. Primo tra tutti, Foscolo (1778-1827) che, profondamente deluso dalla situazione politica dell’Italia di allora, in gran parte sotto il dominio degli Asburgo, arrivò in città nel 1816, a quasi 40 anni, dopo essersi rifiutato di giurare fedeltà al nuovo governo austriaco. Vi rimase da esule per gli ultimi undici anni della sua vita e di quel periodo esiste ancora memoria della sua permanenza in alcuni angoli della città. Una delle famose Blue Plaques londinesi al civico 19 di Edwardes Square, ricorda che Foscolo «Italian poet and patriot» visse lì per un anno. Ci troviamo vicino ad Holland Park, nel quartiere di Kensington and Chelsea, che, se allora era una delle zone più ricche, abitate dall’aristocrazia londinese, mantiene ancora oggi il carattere di quartiere esclusivo scelto da celebrities del calibro dei Beckhams, di Elton John, Robbie Williams e molti altri.
La fama di scrittore romantico e di patriota impegnato per la causa della libertà dell’Italia, ben incarnata da Jacopo Ortis, il giovane romantico protagonista del testo forse più famoso di Foscolo, nonché il suo carattere istrionico e attraente affascinò gli inglesi e gli facilitò l’ingresso negli ambienti degli intellettuali più prestigiosi della zona. Il più celebre dei circoli che frequentò fu il salotto di lord Holland, forte sostenitore della causa indipendentista italiana. Dai primi decenni dell’Ottocento, lord e lady Holland aprirono la loro casa, una delle prime e più grandi residenze costruite a Kensington, a molti esuli fuggiti dall’Italia, in particolare dopo il fallimento dei moti del 1820-’21, diventando così un punto di riferimento per la cultura italiana in Inghilterra. Oggi di Holland House, che ha dato il nome al parco pubblico e al quartiere, esiste soltanto la parte risparmiata dai bombardamenti nazisti, utilizzata d’estate come fondale scenografico per la stagione operistica.
Fu proprio a casa Holland che Foscolo incontrò letterati e politici, e con la sua attività di traduttore fece conoscere la grande letteratura italiana di Dante e Petrarca. Ma prese anche contatti con altri patrioti esuli italiani tra cui l’intellettuale e carbonaro Antonio Panizzi, che svolse un’opera importantissima nell’attirare alla causa italiana le simpatie dell’opinione pubblica inglese e che diventerà in seguito direttore della biblioteca del British Museum, ottenendo il titolo di Sir dalla regina Vittoria. Ad Holland House Foscolo conobbe anche Gabriele Rossetti, un mazziniano fuggito in Inghilterra, padre del famoso artista preraffaellita Dante Gabriele Rossetti. Si può ripercorrere la parabola umana e artistica dei Rossetti, visitando la mostra omonima che la Tate Britain dedica fino al 24 settembre a questa grande famiglia dalle origini italiane che influì profondamente sull’arte e sulla cultura europea del tempo.
Gli introiti da letterato si dimostrarono per Foscolo insufficienti a mantenere il suo dispendioso stile di vita, ben al di sopra delle sue reali possibilità. Gli ultimi anni d’esilio furono segnati dalle difficoltà economiche. Perseguitato dai creditori e impossibilitato a permettersi il lusso di vivere «in centro», Foscolo cambiò diverse case spostandosi sempre più verso la periferia fino a ritirarsi nel sobborgo di Turnham Green. La poesia divenne in un certo senso un porto sicuro dove trovare rifugio in quell’ultimo periodo. Foscolo morì in solitudine il 10 settembre del 1827, avverando così il presagio di una «illacrimata sepoltura» in terra straniera che chiude A Zacinto, celebre sonetto dedicato alla terra natìa.
Mazzini, intellettuale militante
Dopo la sua morte, Foscolo diventò una figura mitica che ispirò un’intera generazione di patrioti italiani. Tra questi, Giuseppe Mazzini (1805-1872) che condivise con Foscolo la sorte di esule nella stessa città, anche se il suo modo di vivere l’esilio fu completamente diverso da quello del poeta. Quando arrivò a Londra, nel 1837, si stabilì a Clerkenwell, conosciuta più tardi anche come Little Italy perché, proprio lì, dal 1850 si era insediata la prima comunità di italiani, arrivata a contare quasi duemila immigrati, in prevalenza ciociari, e con numerosi esiliati politici. L’area rimane ancora oggi la «casa spirituale» degli italiani a Londra, soprattutto per la presenza della chiesa italiana di San Pietro nella vicina Saffron Hill, costruita con i fondi di finanziatori italiani, tra cui Mazzini stesso. È davvero suggestivo trovarsi da quelle parti il 16 luglio, giorno della processione della Madonna del Carmine e vedere le strade attorno alla chiesa animarsi di italiani in festa che onorano la tradizione più sentita ancora oggi dagli italiani a Londra. Sembra quasi di essere in un paese italiano alla festa del santo patrono.
Poco lontano, ad Hatton Garden, all’epoca una delle zone più degradate di Londra, rimane un’altra traccia del forte impegno sociale di Mazzini a favore della comunità italiana. Al civico 5 sorge la Scuola Italiana Gratuita che Mazzini fondò per insegnare l’italiano ai figli degli emigrati. Le lezioni si svolgevano di sera perché i bambini di giorno lavoravano. Alla domenica era lo stesso Mazzini a insegnare nozioni di cultura italiana. Secondo Mazzini l’istruzione è la condizione per lo sviluppo di una nazione, pertanto il suo impegno nel progetto della scuola era legato a quello politico, che coltivò anche da emigrato, mantenendo costanti e stretti contatti con la carboneria. I suoi 30 anni di esilio in terra straniera furono vissuti intensamente, avendo sempre a cuore la causa italiana.
Marconi, cervello in fuga
Il tema dell’esilio non è soltanto appannaggio di giovani rivoluzionari. Altri grandi italiani dovettero emigrare non per fuggire dalla repressione, ma per trovare la propria realizzazione professionale. A circa 50 chilometri da Londra, nella piccola cittadina di Chelmsford, troviamo infatti la testimonianza delle opere di un altro grande italiano. Proprio qui, infatti, Guglielmo Marconi (1874-1937) costruì nel 1898 la prima fabbrica di radio del mondo, The Marconi Company, motivo di orgoglio per la città che lo ricorda nel segnale alle porte del centro abitato: «Chelmsford Birthplace of Radio» e in molti altri toponimi dedicati al geniale inventore italiano, scopritore delle onde radio. Nel dicembre del 1901 venne effettuata la comunicazione che costituisce il primo segnale transoceanico della storia. Ottenuto il premio Nobel per la Fisica nel 1909, più tardi, nel 1922, insieme ad altre sei compagnie di telecomunicazioni, fondò la BBC. E pensare che Marconi era venuto a Londra, come tanti fanno ancora oggi, per cercare quella realizzazione che gli era stata negata in Italia. Per noi italiani è amaro constatare come, a cent’anni di distanza, sia ancora così attuale il tema dell’emigrazione intellettuale.
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