Io mi fido di te
Domenica scorsa stavo facendo una passeggiata nelle vie del centro di Padova e ho visto una scena. C’era una giovane mamma accovacciata a terra, di fronte a lei il suo piccolo bimbo, in piedi sulle sue gambette insicure, che teneva saldamente i due indici della mamma, dandole la schiena. Due metri più avanti il papà, accovacciato anche lui, a braccia aperte, gli sorrideva, lo invitava a venire. Il bimbo rideva, aveva voglia di andare da papà, muoveva le gambe sul posto, ma teneva ancora salde le dita della mamma. «Dai, vieni, fidati. Dai, lo so che puoi farlo». Forse quel papà diceva così al suo bimbo.
Qualche volta nella vita abbiamo tutti attraversato situazioni in cui c’era da fidarsi. In cui c’era qualcuno dall’altra parte del burrone che ti guardava negli occhi e ti diceva: «Ti fidi di me?». Forse un viaggio inaspettato, oppure il vincere una propria paura, forse una esibizione davanti a tutti; forse una nuova esperienza lavorativa, oppure un progetto di vita insieme… «Ti fidi di me?». In queste situazioni spesso abbiamo anche tanti motivi razionali per fidarci, sappiamo che possiamo farlo davvero. Magari c’è anche dall’altra parte qualcuno che crede in noi, qualcuno che sa che noi possiamo farcela, come il papà per quel bambino, domenica scorsa.
«Chiunque crede in lui non sarà deluso» dice san Paolo (citando Isaia), (Rom 10,11; Is 28,16). Tutta la Scrittura ci parla di un Dio di cui ci si può fidare. Noi proclamiamo la Scrittura fra noi ogni volta che ci raduniamo in preghiera proprio perché è lì per dirci: «Fidati di me!». Il nostro Dio ci dice ogni volta: «Ehi, io mi fido di te, so che puoi farlo. Farò di tutto per salvarti, l’ho già fatto e lo farò ancora, sempre. Fidati di me. Vieni, buttati». E quel bambino, domenica scorsa, ad un certo punto, stacca una mano da quella della mamma, poi l’altra, e muove i suoi primi passi, vertiginosi, fino a cadere tra le braccia del papà, che tutto contento se lo coccola.
Ecco, c’è un salto da fare. C’è una sponda sicura da lasciare, c’è una sicurezza da perdere. Cantava Jovanotti qualche anno fa: «Mi fido di te, io mi fido di te, cosa sei disposto a perdere?». C’è sempre una sicurezza da abbandonare, un nido di comfort da lasciare andare. «Cosa sei disposto a perdere?». Questa potrebbe essere la domanda chiave per il nostro cammino di Quaresima: «Io mi fido di te, dice il Signore, e tu cosa sei disposto a perdere per fidarti di me?».
Gesù nel Vangelo (Lc 4,1-13), appena ricevuto lo Spirito Santo, va nel deserto. Ha appena ricevuto il dono di Dio, cioè la presenza rassicurante e certa di Dio nella sua vita, operante, consolatrice, lo Spirito che difende e sostiene. È lo stesso Spirito che abbiamo ricevuto anche noi nel Battesimo e nella Cresima. Appena ricevuta quindi la presenza sicura di Dio nella sua vita, Gesù va nel deserto. Lascia tutte le sue sicurezze e va nel luogo più inospitale della terra. «Cosa sei disposto a perdere?». Se è Gesù che deve rispondere a questa domanda, la sua risposta è una sola: «Tutto!». Lui va nel deserto, da solo, senza cibo, per quaranta giorni. E lo fa non perché è matto, e neanche per mettersi alla prova. Ma perché è sicuro che Dio si prenderà cura di lui, è sicuro che Dio farà la sua parte nella sua storia, sempre. Si fida di Dio. Se Dio gli dice vai, lui va.
Ma attenzione, nel deserto arrivano proprio quei pensieri che vanno a mettere in dubbio la fiducia reciproca tra Dio e lui (la tentazione è proprio un pensiero che mette in dubbio la fiducia in Dio): «Forse Dio non si prenderà davvero cura di me, forse devo arrangiarmi, procurarmi da solo quello che mi serve per vivere, devo procurarmi da solo un potere, devo verificare se davvero Dio si prende cura di me». Eppure Gesù si fida. Sa bene che tutte quelle cose lui le ha già avute in dono da Dio, e le avrà sempre. E non ha bisogno di pretenderle o di costruirsele da sé:
- Trasformare le pietre in pane per mangiare? Ma Gesù sa già che Dio ha distribuito il pane dal cielo per il suo popolo nel deserto, che lui stesso spezzerà pochi pani per migliaia di persone, che lui stesso diventerà quel pane di cui milioni di persone lungo i secoli continueranno a cibarsi!
- Prostrarsi per avere il potere sulla terra? Ma Gesù sa che ci si inginocchia per servire, non per essere serviti. Sa che ci sarà un momento in cui si prostrerà, all’ultima cena, quando si inginocchierà ai piedi dei discepoli per lavarli. Lì sì sarà il momento di prostrarsi, lì sì lui riceverà in dono da Dio il potere vero su tutta la terra, per sempre.
- Gettarsi dalla torre per vedere se Dio interviene? Ma Gesù sa già che Dio è dalla sua parte, che Dio si è già buttato dentro la storia dell’umanità, non ha bisogno di metterlo alla prova. Sa già che verrà l’ora in cui lui stesso si getterà nell’abisso più profondo, quello della morte, si getterà giù giù fino agli inferi, e sa già che il Padre lo risusciterà, non solo salverà lui, ma salverà tutti per mezzo di lui.
- «Io mi fido di te. Cosa sei disposto a perdere?». Noi possiamo fidarci di Dio quando apriamo gli occhi e ci rendiamo conto di tutte le prove d’amore che Dio già ci ha dato nella nostra vita. Se le guardiamo, sentiamo dentro di noi che possiamo fidarci di questo Dio, e quindi di conseguenza siamo anche disposti a fare il salto, e perdere alcune delle nostre sicurezze.
«Sì, Signore, mi fido di te, perché ho già visto come ti prendi cura di me, della mia vita. Mi fido di te, ti restituisco ogni cosa. Sono disposto a perdere, Signore, perché so che tu mi ami».
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org