La debolezza che confonde i forti

In una società in cui l’imperfezione è negata, il Papa che apre la Porta Santa dalla sua carrozzina compie un gesto davvero potente.
21 Marzo 2025 | di

«Quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti». Queste le parole di san Paolo apostolo dalla Prima lettera ai Corinzi (1,26-31). Mi sono sempre chiesto che cosa significasse questo concetto, poi quando ho visto l’immagine del Papa che apriva la Porta Santa mi si è accesa una luce: questo è stato un gesto veramente potente!

Il Papa riprende questo versetto durante il discorso tenuto in mondovisione all’apertura della Porta Santa, che segna l’inizio del Giubileo 2025. E in effetti quello che, a mio avviso, emerge con forza durante questo rito è l’immagine di papa Francesco in carrozzina. Certo, vedere una persona con disabilità in televisione non è più un tabù, come accadeva in passato: sicuramente gioca un ruolo importante tutto il prezioso lavoro culturale sull’inclusione sociale che molte realtà educative e culturali portano avanti da ormai tanti anni. Ma comunque il Papa in carrozzina colpisce.

Così come mi hanno colpito molto anche le seguenti parole di Francesco, le quali riprendono molti temi e argomenti di cui spesso ho parlato negli incontri a scuola, nelle formazioni e nei miei libri: «Nell’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante. Meglio tenere queste persone separate, in qualche “recinto”, magari dorato, o nelle “riserve” del pietismo e dell’assistenzialismo, perché non intralcino il ritmo del falso benessere». (E qui, con il concetto di «recinto o riserva» – che va a braccetto con la logica del capitalismo – mi scatta immediatamente nella mente un parallelismo che richiama quello del mio libro, intitolato E se gli indiani fossero normali? La nuova cultura dell’handicap entra nella scuola, Cappelli, 1992, nel quale paragono gli indiani pellerossa alle persone con disabilità).

Ma perché porre l’accento su questo atto? Perché, oltre a essere compiuto durante un evento di rilevanza mondiale, la persona che lo esegue ha una notevole visibilità, essendo il Papa la massima autorità per il mondo cristiano-cattolico, dunque un esempio di speranza per tutte e tutti. Così, dalla sua «sedia gestatoria», come si chiama tradizionalmente il seggio pontificio, da quel trono della sua debolezza, il Papa compie i suoi gesti forti e solenni. Ed è interessante anche il fatto che il Santo Padre abbia scelto un ausilio «povero» come la carrozzina manuale, piuttosto che uno tecnologico, come quella elettrica. Questo implica una maggiore relazione con chi lo accompagna. Ulteriore, ma non meno importante osservazione, è che la persona che spinge la carrozzina del Papa appartiene al mondo laico.

Il gesto di papa Francesco sembra allora porsi in antitesi con quello compiuto qualche giorno dopo, quando il Pontefice sceglie di aprire la porta del carcere di Rebibbia, non più seduto sulla carrozzina ma in piedi. Il significato qui è diverso. Bisogna porre l’attenzione sul contesto, il carcere, che, come afferma padre Antonio Spadaro, è: «[…] luogo per eccellenza nel quale le porte si chiudono dietro alle spalle di chi entra». E il fatto che il Papa in questa occasione si sia alzato in piedi, facendosi sorreggere, è una metafora: nella vita tutte e tutti attraversiamo condizioni di fragilità e difficoltà, ma ci si può rialzare. E a voi, è mai capitato di rialzarvi in piedi per aprire le vostre porte?
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Data di aggiornamento: 21 Marzo 2025
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