La sfida educativa
«Caro direttore, sono giorni tristi nel vedere l’ennesima morte di due adolescenti: Giulia e Alessia (travolte da un treno a Riccione alle 7 di mattina del 31 luglio). Che sia stata incoscienza, una fatalità, una bravata, un malore? Tutte parole vuote di fronte alla realtà: non ci sono più. Ho l’anima senza pace nel sentire parole sul “dopo” e non uno che dica “prima ho fatto”. Mi rivolgo alla vostra rivista che molto può fare: dedicare più spazio alle tematiche sui giovani e a ciò che li circonda. Esortare e spiegare, in modo più semplice e chiaro, che “prima di fare”, “di voler provare”, c’è sempre una persona reale che può ascoltare, consigliare, accompagnare, condividere una gioia, un disagio, un malessere, una pena, un’insofferenza e tanto altro, basta cercare e chiedere».
Lettera firmata
Di fronte a una situazione tragica, cerchiamo di trovare una causa, un senso, una spiegazione a quanto avvenuto. Forse per cercare di evitare che si ripeta, forse per metterci un po’ l’animo in pace (in fondo non è colpa mia…). È bene tenere aperti gli interrogativi, non cercando il capro espiatorio (strategia per allontanare da me il problema), ma lasciandoci coinvolgere: che cosa posso fare io per migliorare le cose? Che cosa posso fare per prendermi cura dei giovani, oggi? Ognuno di noi secondo le proprie possibilità: non investire solo sul divertimento, ma anche sulla riflessione e sulla consapevolezza critica della realtà; soprattutto dare occasione ai giovani di assaporare la bellezza e la bontà presenti nella nostra vita. Questo è prezioso proprio in un senso cristiano.
L’adolescenza è un tempo di crescita e cambiamento che quasi mai è esente da contraddizioni, ferite, problemi irrisolti che vengono dalla vita vissuta, da scelte fatte o subite: che cosa fare, come comportarsi? La rete di relazioni e di amicizie è un importante spazio di confronto e di conforto, ma è necessario anche un rapporto dialogante con il mondo degli adulti, chiamati a saper stare di fronte ai ragazzi senza mettere in atto comportamenti infantili o non corrispondenti alla loro natura (come il perseguire il mito dell’eterna giovinezza che li mette in competizione col mondo giovanile).
Che cosa può fare l’adulto, che cosa possiamo fare come Chiesa? Anzitutto creare spazi di accoglienza e di ascolto, dare fiducia e responsabilità, ma allo stesso tempo richiederle, perché esse, in particolare la fiducia, crescono e fanno crescere solo se sono reciproche. Nella nostra rivista cerchiamo di dedicare spazio a questi temi: anche il mese scorso abbiamo proposto un dossier sugli adolescenti. Lo scopo è quello di tentare di far luce sulla situazione attuale, dare delle chiavi di lettura e degli strumenti che possano essere utili. In questa direzione vanno le pagine di catechesi e le rubriche che si occupano di temi familiari, in particolare L’arte di educare. È una sfida che rimane aperta, senza soluzioni definitive, ma che val la pena di essere affrontata.
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