01 Febbraio 2021

Leggendo la Bibbia

Ci sono alcuni passi delle Scritture che risultano difficili da comprendere per la nostra sensibilità. Il segreto per approcciarli? Cercare di interpretare il messaggio di fondo che essi trasmettono, al di là del mero racconto.
Leggendo la Bibbia

© Krisanapong Detraphiphat / Getty Images

«Caro direttore, leggo sempre il vostro mensile, grazie a mia madre che è una vostra fedele abbonata. Le scrivo perché ogni volta, da che ho memoria, che ascolto il brano dell’Antico Testamento relativo alle piaghe inflitte al popolo egiziano sale in me un enorme dubbio... possibile che, essendo Dio Amore, possa, in particolare, togliere la vita a dei bambini innocenti, così come avevano fatto gli egiziani e come farà Erode? […] Sappiamo bene che molte persone al tempo di Gesù attendevano un Messia/guerriero in grado di dare al popolo la definitiva liberazione dalle tirannie e tale pensiero proveniva dal passato; quindi è lecito pensare che certi passaggi dell’Antico Testamento possano essere stati scritti per tale fine e non tutto sia Rivelazione Divina? Mi sono decisa a scrivere perché proprio oggi, in piena reclusione da coronavirus, l’insegnante di religione ha inviato un video, alla nostra bambina di 7 anni, sulla vita di Mosè; appena il video ha parlato della morte dei bambini egiziani, lei ha esclamato: “E no! che Dio adesso ammazza non ci credo proprio!!!”. Grazie per la vostra presenza e per le opere di carità che svolgete».
Carla B.

I nostri fratelli ebrei, che molto più di noi sanno essere persino devotamente sfrontati con il Padreterno, raccontano in un midrash, un commento sull’Esodo, che, dopo la strage degli egiziani nel momento in cui le acque del mar Rosso si rinchiudono inesorabilmente su di loro, mentre gli ebrei appena scampati al pericolo cantano e danzano per la gioia, gli angeli si accorgono che Dio è invece triste. Alla loro richiesta di spiegazioni, questi risponde: «Come faccio a gioire se delle mie creature sono morte?». D’accordo, è un modo di dire, un maldestro tentativo di salvare capra e cavoli, come si dice. Ci aiuta, però, a capire che le semplificazioni non sono mai intelligenti, nemmeno quanto a Dio e ai modi della sua rivelazione. Non abbiamo bisogno di concludere che alcuni «pezzi» di questa rivelazione, quelli che più disturbano la nostra sensibilità moderna, siano per ciò stesso «non divini». 

Possiamo piuttosto provare a immaginarci una rivelazione che, quanto al suo contenuto fondamentale, è data una volta per tutte: Dio ci ama! Quel che può e deve cambiare sono solo le parole e le immagini che di volta in volta provano a raccontarci questo amore. Facendolo nel rispetto delle nostre capacità e delle nostre possibilità di comprensione, che inevitabilmente variano anche nel tempo: «Poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della Sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole» (Dei Verbum 12). 

Allora, torniamo al Mar Rosso: Dio non voleva bene agli egiziani? Probabilmente non era questo il punto. Qui si trattava piuttosto di essere sicuri che Dio «vede» la miseria del suo popolo, «scende» per liberarlo dalla schiavitù «con mano potente e braccio teso» (Dt 5,15), e fa giustizia dei malvagi. Ci sta tutto. Gesù ci dirà le stesse cose, ma con il linguaggio delle Beatitudini e, soprattutto, chiedendoci di fare un passo avanti.

 

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Data di aggiornamento: 01 Febbraio 2021
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