Messina, rinascite al porto

Da accolti a persone che accolgono. AccogliMe è un efficace progetto d’inserimento per minori stranieri non accompagnati, nato nel porto di Messina, grazie a una sinergia tra istituzioni e a un territorio sensibile.
21 Gennaio 2021 | di

Il porto di Messina è un’ansa naturale che accoglie i naviganti da migliaia di anni. Nel suo grembo generoso si affaccia la città, l’antica Zancle (falce). Il mito narra che il porto nacque da un gesto di ribellione del titano Crono contro il padre Urano. Millenni dopo, il porto è ancora crocevia di storie e di navigatori. Il terminal in cui arrivano le navi dei migranti raccolti in mare è accanto a quello a cui attraccano le navi da crociera. Un contrasto di cui i migranti neppure si accorgono, presi dall’emozione d’essere sopravvissuti e di aver messo miglia di distanza dalle guerre, dalla violenza, dalla povertà.

Ma il contrasto, invece, è stridente per chi ogni giorno vive nel porto: «Le note della musica del divertimento si mescolano ai canti africani – afferma Maria Cristiana Laurà, dell’Autorità del Sistema Portuale di Messina –. Gli immigrati arrivano stravolti, eppure i loro occhi brillano». Sembrano deboli ma sono forti, carichi di aspettative. Il porto è il ventre che li rimette al mondo. «Hanno un’energia positiva, che non dobbiamo sprecare» conclude Laurà. 

Anche la Medihospes ha il suo posto nel porto, per accogliere i migranti all’attracco delle navi. È una cooperativa sociale Onlus, una realtà nazionale che però qui, nella sede messinese, è riuscita a creare progetti di grande efficacia a favore dei minori stranieri non accompagnati, tanto da aver vinto, il 10 novembre scorso, il premio We Welcome, da parte dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. 

«Molti migranti hanno appena 16, 17 anni e sono soli – afferma Giuseppe Silvestro coor­dinatore di Medihospes e direttore delle case di accoglienza per minori e rifugiati adulti della città di Messina, inserite nel sistema Sprar/Sai –. Noi li accogliamo nelle nostre strutture e cerchiamo di costruire insieme a loro un progetto di vita a misura delle loro potenzialità e aspettative. Molti hanno vicende difficili alle spalle e spesso un mandato da parte delle famiglie, le quali contano sul buon esito della loro emigrazione per salvarsi a loro volta». Un fardello pesante sulle spalle di un adolescente, che magari ha subito privazioni e violenze prima di arrivare sulla banchina del nostro porto.

Un progetto rivoluzionario

Ogni realtà che gravita intorno al porto potrebbe limitarsi a fare il proprio dovere, ognuno dal suo posto affacciato sulla falce di terra. Le autorità portuali, le Ong, il Comune, la Città, ogni singolo messinese. Nessuno avrebbe da eccepire. Ma si può anche scegliere di ascoltare il canto dei migranti e di lavorare insieme, diventando comunità accogliente, oltre gli steccati e oltre le paure.
Ed è quello che è accaduto a Messina nel 2018, quando intorno a un tavolo convocato dall’autorità portuale si sono seduti non solo gli esponenti di Medihospes, ma anche quelli del Comune, della Città Metropolitana e dell’Istituto tecnico economico statale «Antonio Maria Jaci».

Da quell’incontro è nato il progetto triennale AccogliMe: «Si tratta di un percorso che porta i ragazzi a diventare operatori dell’Info-point del terminal crociere, offrendo tutte le informazioni turistiche e pratiche ai croceristi» spiega Giuseppe. È un ribaltamento dei canoni e dei pregiudizi: i giovani migranti da persone accolte diventano persone che accolgono, dal terminal dei migranti passano a quello delle crociere. «Per arrivare dietro il bancone dell’Info-point – continua Giuseppe – i ragazzi hanno dovuto studiare e poi fare un percorso con i coetanei dell’Istituto tecnico Jaci, per conoscere la città e le sue strade. Passo dopo passo, sono diventati amici».

Emmanuel viene dal Ghana, ha fatto servizio al terminal crociere prima d’intraprendere un percorso per diventare aiuto cuoco in un ristorante di Messina: «Quando sono arrivato, mi hanno messo un numero al polso, il 170. Poi, grazie ad AccogliMe, sono ridiventato Emmanuel. Ritornare al porto per accogliere gli stranieri è stato per me una grande opportunità. Mi ha dato la possibilità d’incontrare la gente del posto e di mettermi a servizio della Città Metropolitana che ha creduto in noi». Anche Edrisa, senegalese, è stato all’Info-point: «Sono scappato dal mio Paese, perché i ribelli ci rendevano la vita impossibile. Non potevo neppure andare a scuola. Arrivato a Messina, era tutto diverso, potevo finalmente studiare e persino aiutare gli stranieri. Era incredibile». Edrisa gioca nell’Atletico Messina, sogna di diventare il Ronaldo della squadra: «I miei compagni mi vogliono bene. Mi fa piacere stare con loro, mi aiutano a capire, perché le due culture sono diverse. Vorrei fare il calciatore, ma anche il barman».

Il riscatto dell’uomo nero

Ride compiaciuto Giuseppe osservando i suoi ragazzi che camminano con le proprie gambe. Sa che abbattere i pregiudizi non sarà facile: «Fin da piccoli ci hanno insegnato ad aver paura “dell’uomo nero” – afferma – ma i ragazzi sanno che la paura verso di loro nasce dalla non conoscenza e che sta anche a loro farsi apprezzare per quello che sono». Emmanuel conferma: «Una volta in una strada solitaria dovevo incrociare una ragazza che veniva in senso opposto, lei era terrorizzata. Io avrei voluto tranquillizzarla, ma rischiavo di fare peggio» ride l’uomo nero e nel suo sorriso non c’è traccia di risentimento. 

Il servizio all’Info-point del terminal crociere è una prova del fuoco: «Quando i primi passeggeri sono scesi dalla nave – racconta Giuseppe –, l’emozione è andata alle stelle. La maggior parte dei croceristi era straniera e con estrema naturalezza si è rivolta ai ragazzi, che parlano fluentemente l’inglese e il francese, lingue ufficiali nei loro Paesi. Al contrario, i croceristi italiani, poco abituati a confrontarsi con gli stranieri, reagivano con malcelata diffidenza».

C’è ancora molto lavoro da fare, ma i risultati fin qui ottenuti dicono che questa è la strada giusta: «Se il territorio non è accogliente, non c’è struttura solidale che tenga – commenta Giuseppe –. L’esperienza di AccogliMe ha dimostrato che lavorare insieme, creare un sistema di accoglienza, dà ottimi risultati a costo zero. I ragazzi si sono sentiti valorizzati e hanno dato il meglio, la Città Metropolitana ha avuto un ottimo servizio senza costi aggiuntivi. La gente ha cominciato a capire che i migranti non sono solo braccia, hanno competenze, attitudini, sogni che possono aiutare la comunità».

E poi accadono i miracoli, quelli che sorpassano i sogni. La zucca di Cenerentola che diventa una carrozza. Costa Crociere invita i ragazzi dell’Info-point a visitare Costa Bellissima. È l’apoteosi dell’esperienza; i ragazzi sono al settimo cielo: «È una città sull’acqua, una meraviglia» racconta Emmanuel, con gli occhi scintillanti. «Non avrei mai pensato di entrare in una nave così bella» lo incalza Edrisa, il calciatore barman. Lo stupore, il sogno, la possibilità. Gli accolti, che ora accolgono, sono di nuovo accolti. Vale la pena accettare le sfide, per cambiare il mondo.

Intanto nella via principale di Messina le presenze «colorate» si moltiplicano: «Quando passeggio per il centro, i ragazzi mi salutano dal loro posto di lavoro – racconta Giuseppe –. Dopo un periodo di tirocinio, sono riusciti a rendersi indispensabili e i titolari se li sono tenuti. Lo confesso, anche se è il mio lavoro, mi emoziono come un fratello maggiore». 

Messina, l’antica Zancle, è nata da un figlio che si ribella. Il suo porto ha protetto persino Ulisse in fuga dai mostri Scilla e Cariddi. Di qui sono passati tirreni, cumani, argonauti, esploratori micenei. La storia e il mito scorrono nelle vene della terra. L’accoglienza è una vocazione, una risorsa, un destino. Forse è anche per questo che nel grande porto tutto è possibile, persino che le musiche delle crociere s’intonino ai canti dei migranti risparmiati dal Mediterraneo.

 

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Data di aggiornamento: 22 Gennaio 2021

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