Musica, al di là dei pregiudizi
Il suo nome esprime gioia e serenità, come il sorriso con cui ti guarda negli occhi, quasi stupito del tuo stupore: «Per me suonare è stato ed è del tutto naturale. Proprio come voi italiani non avete alcuna difficoltà nell’apprendere la vostra lingua: la sentite e la parlate fin dall’inizio della vostra vita, quindi la assorbite», confida Felix Klieser, 31 anni, tra i più ammirati musicisti del panorama internazionale. Originario di Göttingen, in Germania, Felix è nato senza braccia, ma questo non gli ha impedito di diventare un eccellente solista di corno francese: lo suona azionando i pistoni con il piede sinistro, mentre lo strumento è fissato a uno speciale supporto, e con i movimenti della bocca e della lingua ottiene tutte le sfumature di tono e di «colore». Il talento di Felix Klieser è stato riconosciuto da grandi maestri, come Riccardo Muti che la scorsa estate lo ha invitato a unirsi alla sua Orchestra Cherubini per i due concerti de Le Vie dell’Amicizia che Ravenna Festival ha portato ai santuari di Lourdes e di Loreto. Le standing ovation che il pubblico ha tributato al giovane cornista sono la testimonianza della forza che riesce a trasmettere. E di una storia che ha saputo abbattere tutti gli ostacoli.
Gli esordi
Felix aveva 4 anni quando la musica è arrivata nella sua vita. «E non so neppure come sia accaduto: nella mia famiglia non ci sono musicisti, i miei genitori sono avvocati e nessuno suona uno strumento, neppure per hobby. Eppure io ho subito trovato nella musica una mia strada, e già allora mi è nata l’idea di suonare il corno francese». Forse era rimasto affascinato da un concerto in tv, forse lo attraeva quell’oggetto così strano, dorato, sinuoso. Per Felix Klieser è stato come un colpo di fulmine: il corno sarebbe divenuto il suo compagno di viaggio. «All’inizio qualcuno mi suggerì di partire con un altro strumento e magari di avvicinarmi al corno in un momento successivo, ma io sono rimasto fermo nella mia idea... – racconta –. Il corno francese ha la capacità di esprimere tanti colori differenti e di creare diverse atmosfere: non a caso, viene adottato spesso nelle colonne sonore. Certo, da bambino non pensavo che sarei diventato un musicista professionista: sono partito per passione».
Già allora Felix aveva un carattere molto spiccato («Perfino testardo», ammette lui) e per i primi approcci al corno francese ha dovuto suonare sul pavimento: rispetto – per esempio – a un pianoforte, dove la pressione di un tasto produce un suono, per il corno occorre anche allenare il respiro e lavorare sulla posizione delle labbra, sul flusso d’aria. «Come primo passo, dovevo essere in grado di produrre una nota, poi di gestire due note... È stato tutto graduale, e via via ho appreso piccole melodie, come Hänschen Klein, una canzoncina folk tedesca – ricorda –. Ma io crescevo e lo strumento no, per cui di volta in volta ho dovuto riadattare il mio rapporto con il corno. Fino a quando ho pensato di progettare un supporto che andasse incontro alle mie esigenze: ovviamente non mi aiuta a suonare ma mi mette in condizione di raggiungere lo strumento in maniera ottimale».
La svolta verso il professionismo è arrivata ovviamente più avanti: a 9 anni, l’insegnante regalò a Felix un cd con i concerti per corno di Mozart suonati da Hermann Baumann, con il violinista Pinchas Zukerman, «e ho ancora in mente il momento in cui avviai il lettore e dagli altoparlanti uscì la musica, straordinaria, affascinante – prosegue Klieser –. Pensai che volevo essere in grado di suonare così bene e mi impegnai ad applicarmi sempre più e sempre meglio». La decisione di diventare un professionista, cioè di fare della musica la sua professione, è arrivata attorno ai 18 anni, anche se – fa notare il Maestro – in realtà lo sostengono la stessa volontà di imparare e la gioia di suonare di quando era un ragazzino: «Quelle non sono mai cambiate».
Contro i pregiudizi
Inutile nasconderlo: tutti rimangono ammirati, anzi incantati, dalla capacità di Felix Klieser di suonare con i piedi. E spesso gli chiedono come faccia, e quanto allenamento serva per riuscire a ottenere un risultato d’eccellenza. «Ma io non mi sono mai posto questa domanda, non ho mai dovuto fare pratica per imparare a utilizzare i piedi al posto delle mani», risponde lui. E fa il paragone con un mancino che impara «naturalmente» a impugnare la penna con la mano sinistra, scrivendo in una certa posizione. «Allo stesso modo è avvenuto per me. È tutta questione di punti di vista – dice Felix –. Quando provate a valutare la mia vita secondo le vostre categorie e secondo il vostro punto di vista, vi risulta difficile capire il mio. Questo è uno dei problemi fondamentali della nostra società: osservare e giudicare persone differenti da un’unica prospettiva, invece che da prospettive diverse».
Insomma, anche se tutti noi abbiamo forme, lingue, colori e caratteri diversi, è ancora complicato accettare le diversità. «Per riuscire a suonare il corno, io non ho mai dovuto allenare i piedi, ma come musicista mi sono trovato a lavorare su altri aspetti: i registri, la coordinazione tra dita, bocca e lingua, il respiro», spiega il Maestro. E qui entrano in gioco i pregiudizi. Felix Klieser stava ancora studiando alla Hannover University of Music quando un insegnante lo gelò con una sentenza: disse che come suonatore di corno Felix era valente, ma non lo avrebbe spronato a una carriera nella musica. «Al mondo ci sono già tanti suonatori di corno, e forse il mondo non ha bisogno di un suonatore di corno senza braccia», fu il responso del docente. «Naturalmente fu una delusione – riflette oggi il musicista –. Ho sempre pensato all’insegnante come alla persona che ti appoggia e crede in te. Se un docente non ha la capacità di supportare e incoraggiare coloro a cui insegna, sta compiendo il suo ruolo fino in fondo? All’epoca ero un signor nessuno, ovviamente, e quindi era facile dirmi che quella non fosse la mia strada».
Poi a 21 anni ha inciso il suo primo disco, che ha avuto grande successo: allora il vento è cambiato. Tutti a dirgli «You’re amazing, sei fantastico». «Ma io ero sempre la stessa persona, lo stesso suonatore di corno – osserva Klieser –. Questo mi ha insegnato molto in termini di esperienza: mi ha aiutato a essere molto rilassato verso i giudizi che mi vengono attribuiti. Mi ha reso più realista verso me stesso».- Oggi Felix Klieser tiene concerti in tutto il mondo: ai primi di marzo tornerà in Italia per suonare a Milano con l’Orchestra sinfonica Verdi: eseguirà anche Soundscape, scritto per lui da Rolf Martison, compositore svedese.
La scorsa estate anche noi lo abbiamo applaudito a Lourdes e a Loreto, in due concerti che Riccardo Muti ha descritto con una dimensione anche spirituale. Felix li ha percepiti come due momenti di speciale ispirazione: «Credo che questi concerti, in luoghi molto particolari, possano ispirare in chi ascolta l’idea di un’umanità nuova. La musica è capace di creare connessioni e dialogo, e far sì che le persone siano in grado di percepire la vicinanza più di quanto avvenga in altre occasioni. Tutti siamo esseri umani, invece spesso guardiamo più che altro le differenze, anziché ciò che ci unisce. Anche se io non posso dirmi religioso, ricorderò questi concerti per la capacità della musica di farsi strumento di comunità».
Pur viaggiando da un Paese all’altro, Felix Klieser riesce anche a ritagliarsi qualche momento libero. Confessa di essere un patito della Playstation, ma anche un appassionato di cucina, e soprattutto di ricette semplici, da realizzare con ingredienti comuni. Ma da aspirante chef è bravo come con il corno? «Beh – ride – meglio lasciar perdere».
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