«Non c’è giorno, da quando so di essere, che non abbia sentito l’esigenza, il bisogno di scrivere. Quasi senza accorgermi». A raccontarsi in questo modo è Marilisa Andretta, autrice della raccolta poetica Nel mormorio del giorno. Niente di strano, se non fosse che Andretta ha dedicato la sua vita a tutt’altro: dopo gli studi classici, infatti, si è laureata in Medicina e Chirurgia e ha fatto l’otorinolaringoiatra e la foniatra per tutta la vita. Salvo poi approdare agli studi di Teologia, per orientarsi meglio, spiega, sulla questione dell’essere umano e di Dio. E sta forse qui il senso di questa passione per la scrittura e per l’introspezione poetica, in questo voler approfondire lo sguardo sull’uomo, come conseguenza di un amore per l’umano durato tutta la vita. Lo sottolinea anche Antonia Arslan nell’introduzione al volume: «Essere buoni medici – veri medici – non consiste soltanto nel buon esercizio dell’arte medica, del “saper vedere”, e poi curare, gli innumerevoli stati di malattia […]; comprende anche – come un humus profondo che nutre e illimpidisce quell’arte – lo sguardo acuminato e limpido, paziente e scrutatore che è proprio dell’umanista, del letterato e del poeta».

Il volume è suddiviso in due parti: nella prima, Amore e dintorni, incontriamo poesie più brevi, quasi istantanee di momenti di vita quotidiana, di relazioni d’amore, di legami familiari; nella seconda, Al confine e oltre, i temi si fanno più intimi e dolenti, forse perché frutto di una riflessione più matura sul tempo e sul senso della vita. Ne esce un «racconto in poesia» – la definizione è ancora di Arslan – prezioso, delicato, che sa indagare a fondo la vita nelle sue molteplici sfaccettature. Che sa dipingere la vita con il potere delle parole cesellate, aprendo a un futuro incerto, del quale, però, sa indovinare il senso più profondo.

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