«Ognuno cresce solo se sognato»
Il 28 giugno 1924 nasceva a Sesana, nell’attuale Slovenia (ma allora era Italia), Danilo Dolci, una delle personalità più importanti dell’Italia civile tra gli anni Cinquanta e Settanta, periodo di profonda ricostruzione del Paese dopo la tragedia del fascismo e della Seconda guerra mondiale. Il centenario della nascita ci riporta alla matrice educativa della sua multiforme esperienza. Lo conobbi nel 1982 quando, con alcuni amici, fui invitato a Parma a un suo incontro con i giovani impegnati nell’obiezione di coscienza. Trovammo la sala allestita con le sedie in cerchio, lui vestito in maniera informale. Ci rivolse delle domande libere, non da interrogazione scolastica, ascoltando attentamente le nostre storie. Non voleva da noi semplici informazioni, ma rilevare lo scarto tra la realtà e lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno.
In seguito, venne diverse volte a Piacenza. Più che tenere incontri pubblici, voleva andare nelle scuole con i ragazzi e a ciascuno di loro chiedeva: «Qual è il tuo sogno?». Danilo si poneva come una figura di «levatrice»: con la sua domanda consentiva ai ragazzi di dire delle cose non tanto agli altri quanto a se stessi. Li portava a comprendere che la vita può evolversi in modo diverso da un percorso passivo e predeterminato, per divenire un progetto da condurre attivamente insieme agli altri. È questa la sua grande scoperta: l’aver ripreso la maieutica in senso non più filosofico ma educativo. Ancora oggi, la sua esperienza risulta fonte di ispirazione anche per il CPP (Centro PsicoPedagogico) che dirigo. Cerchiamo di portarla anche nelle scuole, dove domina ancora troppo il tradizionale modello «lezione-studio-interrogazione», senza considerare che alla base di ogni apprendimento sta l’attivazione sensoriale, sociale e applicativa, non le grandi spiegazioni. Danilo Dolci lo aveva capito. Esistono altri modi per imparare.
Lui usava due strumenti tipicamente maieutici: la domanda e il cerchio. La domanda di un bambino di 3 anni, «Perché c’è un verme nella mela?», può suscitare nell’adulto una spiegazione scientifica incomprensibile. Danilo Dolci restituiva ai piccoli la domanda e cercavano assieme delle ipotesi di risposta. In questo modo, partendo dall’attitudine alla scoperta e al cercare di capire, una volta riappropriatosi della domanda, il bambino la usa come strumento di lavoro e si rafforza. Il cerchio serve a confrontarsi e a decidere insieme, è la base stessa della creatività, è un dispositivo che il gruppo adotta per liberare le risorse di ogni persona e sviluppare nuovi punti di vista. Esso costituisce un dispositivo di appartenenza per costruire un ambiente socio-affettivo di accoglienza e di ascolto reciproco.
La frase «Ognuno cresce solo se sognato», posta alla fine di una sua famosa poesia, riassume questa intuizione. Quando il desiderio non si trasforma in pretesa, educare diventa un atto creativo.
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