Oltre un altro battito del cuore
A volte il cuore perde. Perde chi non avremmo mai voluto perdere. Ed è allora che accelera, come per sfondare il petto e scappare via, oppure si fa pesante e i suoi battiti sembrano scandire il tempo di un tetro silenzio. La nota desolante per il lutto subìto, l’amicizia finita, l’amore svanito... il peso dell’assenza che consuma il tempo.
«E il cuore batte, batte perché ti cerca, batte perché non si arrende, eppure si stanca, ma non si ferma». Quanto ancora questo cuore dovrà abituarsi all’assenza di chi è andato, portando con sé la segreta speranza di una gioia duratura, come se «per sempre» si adeguasse ormai solo alla separazione.
Eppure qualcosa non torna: il cuore non desiste. Chi sbaglia? Sbaglia forse il cuore, che nutre di nascosto un pallido sogno? Sbaglia ad aspettare il ritorno, a cercare l’incontro? Sbaglia, forse, a inseguire, a credere? Nel disagio di un battito irregolare sul quale siamo inciampati, indifesi, impreparati, chi sbaglia, chi mente? Il silenzio insensato del lutto, che toglie ogni armonia, o la bassa voce della speranza, che riprende una melodia che a stento ricordiamo?
Nessuna baldoria ricuce le ferite, nessun isolamento riduce i lividi e ci ritroviamo a guardare la notte osservando un silenzio assoluto: il cuore è muto. Di fronte all’assenza di quanti abbiamo amato, resta sospeso, non sapendo che farne di questo invadente e avvilente silenzio, il cuore non sa come riempirlo, deve decidere quale musica seguire: se battere il ritmo oscuro del nulla o il movimento, seppur lento ma crescente, dell’attesa. Il cuore deve scegliere se continuare a battere per cercare o fermarsi... come per morire davvero. Dopotutto, a volte, il cuore perde. Ma per sapere se l’amore è davvero perduto, non gli rimane che muoversi ancora, oltre un altro battito, fosse anche l’ultimo.