Qual è il modo più efficace di raccontare la vita di una persona? Celebrarne le gesta o scavare nel suo vissuto quotidiano? Il giornalista spagnolo Fernando de Haro ha scelto di esplorare il lato umano più profondo di don Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione, nel libro Perché sono un uomo - Scene dalla vita di don Giussani, riannodando i fili delle proficue relazioni del sacerdote, degli incontri con alcuni protagonisti del Novecento, dei momenti fugaci, a volte lontano dai riflettori della storia. Spesso, la parte migliore di noi è quella che esprimiamo quando viviamo con e per gli altri in modo disinteressato.

È in questa quotidianità che de Haro ha ritrovato i tratti salienti di un inedito don Giussani, sfidando l’iconografia ufficiale che ha cristallizzato la figura del fondatore di CL. Si è calato nella vita di don Giussani come se fosse presente alla sua sequela, evitando la trappola della biografia ragionata o della cronologia incessante. Pur rispettando i dati storici e gli avvenimenti che hanno segnato la vita del sacerdote brianzolo, de Haro ha utilizzato lo strumento dei dialoghi e delle conversazioni per intercettare un don Giussani non solo testimone del suo tempo, ma anche perno di una rivoluzione culturale con cui, fin dagli anni ‘50 del secolo scorso, il religioso si è proposto di educare i giovani a un cristianesimo consapevole, prima solo ignorato oppure vissuto in modo asettico.

Dopo aver abbandonato la carriera di professore di teologia, don Giussani ha abbracciato l’insegnamento liceale. E attraverso l’incontro con i giovani, di cui ben presto è riuscito a perscrutare e catalizzare le tensioni e le aspirazioni, si è espresso quel suo carisma così inconfondibile che ha portato Comunione e Liberazione ad attrarre migliaia di aderenti in tutto il mondo.

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