Riarmo ipoteca sul futuro

La corsa agli armamenti in UE sta spostando indietro le lancette della storia. A rischio la pace e le condizioni di vita dei popoli.
09 Luglio 2025 | di

Se andate su Wikipedia, trovate una voce dedicata alla «corsa agli armamenti». L’enciclopedia online vi spiega che la definizione «indica la competizione tra due o più fazioni per imporre, l’una sulle altre, la propria supremazia militare, effettiva o apparente». Se vi spostate poi nel sito del Sipri (Istituto di Ricerche sulla Pace di Stoccolma) scoprite che questa «rincorsa» è in pieno svolgimento: nel 2024 la spesa militare mondiale ha raggiunto la stratosferica cifra di 2.718 miliardi di dollari con una crescita del 9,4% rispetto al 2023 già cifra record rispetto agli anni precedenti. 

Il riarmo dilaga ovunque: in testa ci sono gli Stati Uniti con 997 miliardi, contro i 314 della Cina e i 149 della Russia. Facendo poi la somma dei Paesi europei della Nato si arriva a 454 miliardi, un valore che rappresenta il 16% del totale. Onestà vorrebbe allora che i vertici dell’Unione Europea e i governi nazionali, ora che stanno disponendo nuovi imponenti investimenti per la difesa, dicessero che siamo tutt’altro che «profeti disarmati». Leggendo i numeri con un po’ di attenzione, si scoprono poi altre cose. Il Paese della UE che nel 2024 ha speso di più è la Germania, 88 miliardi con un +28% in un solo anno. È la stessa nazione che, avendo un debito pubblico molto basso, ora ha modificato la propria Costituzione e si è impegnata a incrementare il deficit per ridiventare una «superpotenza militare». Intervenendo in Parlamento, il neocancelliere Friedrich Merz è stato molto chiaro. «Avremo presto l’esercito convenzionale più potente d’Europa» ha detto, forte del finanziamento che nessun altro Paese UE può permettersi.

Questo punto è stato colto da Jürgen Habermas, uno dei più grandi filosofi del nostro tempo, che ha osservato che gli Stati dell’Unione dovrebbero invece mettere in comune le loro forze militari per poter far sentire il loro peso nel mondo. In un articolo pubblicato dalla Süddeutsche Zeitung si è chiesto: quali potranno essere le conseguenze se la Germania, la nazione più popolosa ed economicamente potente, acquisirà anche una superiorità militare rispetto ai suoi vicini? È una domanda che ci riporta alla tormentata storia del Novecento europeo che i leader politici di oggi tendono a trascurare. Presi dalla necessità di rispondere a «immediate esigenze di sicurezza», non fanno i conti con gli insegnamenti del passato. Non ricordano così che Immanuel Kant, uno dei padri della cultura occidentale, nel suo Per una Pace Perpetua, del 1795, invitava a usare il debito solo per «migliorare le strade e potenziare le riserve alimentari» e non per le spese militari, perché una simile scelta promuove inesorabilmente i conflitti armati.

Il punto è che se ti indebiti per le armi, non hai poi margini per scuole e ospedali. E poi sei indotto a usarle. Non a caso papa Leone XIV, incontrando il 19 maggio i rappresentanti delle altre comunità religiose, ha messo in relazione il «sì alla pace», al no alla corsa agli armamenti, al «no a un’economia che impoverisce i popoli». È l’orizzonte di chi vuole guardare lontano. Dulce bellum inexpertis ricordava nel ’500 Erasmo da Rotterdam, la guerra piace solo a chi non la conosce, perché uccide e distrugge mentre l’umanità può crescere solo cooperando pacificamente.

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Data di aggiornamento: 09 Luglio 2025
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