Riprendiamo a vedere
«Cercare e trovare Dio in tutte le cose» è l’espressione con cui sant’Ignazio di Loyola riassume la nostra ricerca spirituale. È un programma di vita che ci vede attivi, la ricerca è sempre attiva, è un lavoro di intelligenza, un movimento verso il mondo, con gli occhi aperti a vedere le cose e le persone e gli eventi. Cogliere indizi. Si può obiettare che c’è chi non cerca proprio niente, non sente questo desiderio. C’è chi attraversa la vita senza vedere, hanno occhi e non vedono, dice Gesù nel Vangelo. Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, dice anche la saggezza dei proverbi ed è probabile che molti, molti di noi abbiano sperimentato questo fatto. Ad esempio, con la malattia iniziale di un nostro famigliare amato: l’abbiamo negata finché è stato possibile, per amore o per paura. Oppure ci è capitato con l’inizio della fine di un amore, o con le scelte, che non condividevamo, dei nostri figli.
Vedere non è per niente scontato, è un’educazione ad accogliere tutta la realtà, non solo quella che lusinga i nostri desideri, a non girare lo sguardo, a non permettere agli occhi di scappare distratti. L’età distratta, è la nostra. E chi è distratto perde le cose, non le ritrova quando le cerca, e allora le ricompra, perché la nostra civiltà dell’abbondanza ci spinge a ricomprare e chi non può farlo si sente povero e cerca, quello sì che lo facciamo in massa, cerca di diventare ricco, più ricco. Il volume complessivo del gioco d’azzardo in Italia nel 2019 era di 106 miliardi di euro. Sceso a 88 nell’anno della pandemia, a causa delle limitazioni e delle chiusure. Risalito a 122 miliardi nel 2022, più della spesa sanitaria complessiva del nostro Stato (dati Nomisma ed Eurispes). Quasi 2 mila euro pro capite. Qualcosa si cerca, quindi. Non Dio ma il denaro, e tanto possibilmente, tantissimo. La mitica vincita che cambia la vita. Non si cerca nelle cose, nelle persone, nelle realtà che ci circondano, ma nella fortuna, nel caso, assurdamente investito della nostra fiducia. Anche se sappiamo, e questa è scienza, è matematica, che è infinitamente più probabile perdere, quando si gioca d’azzardo. Aiuto.
Perché non cerchiamo (Dio) nella realtà che abbiamo intorno? Dio o anche rapporti significativi, normali relazioni, bellezza, semplice possibilità di vivere la felicità possibile. San Francesco vedeva Dio ovunque, con vertici di bellezza che ancora oggi noi leggiamo e sentiamo veri e amiamo: messor lo frate sole, che dell’Altissimo porta significatione, sora luna e le stelle, clarite et pretiose et belle, e frate vento, sor’aqua, e sora nostra matre terra, bellissimo, terra madre che ne sustenta et governa. Si può, anche qui, obiettare che la Terra è devastata da eventi estremi che ci minacciano, così che il vento è diventato moltitudine di uragani dai nomi minacciosi, che il sole ci brucia pericolosamente la pelle perché abbiamo compromessa l’atmosfera protettiva che ci riparava. Ma il mondo c’è ancora.
Possiamo rinunciare a cercare la vita in tutte le cose e aspettare che le cose ci investano con la loro violenza e così impongano la paura che paralizza lo spirito e guasta le scelte. Oppure possiamo esercitarci a vedere il bello e il buono, il nostro essere vivi la mattina, l’incontrare le persone quando usciamo, la decisione di scegliere di fare tutto il bene che possiamo ogni volta, ogni volta che lo intravvediamo. C’è volontà, disciplina, decisione in questo e, del resto, siamo creature razionali e dotate di libertà di scelta, magari compromessa, ma c’è. Immagine di Dio, sta scritto che siamo.
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