Scuole dell’infanzia, step fondamentale

Avere un insegnante che spieghi la filosofia in un liceo è importante, ma avere una maestra o un maestro che dai 3 ai 6 anni aiuti i bambini a imparare a stare con gli altri, non ha paragone.
25 Marzo 2025 | di

A volte mi capita di avere a che fare con persone che appaiono o troppo centrate su di sé, o incapaci di capire il contesto umano in cui si trovano. Mi danno l’impressione che sia loro mancato qualcosa. Alla domanda: «Hai fatto la scuola dell’infanzia?», in un caso su due, la risposta è positiva, come se ci fosse una correlazione, ovviamente non automatica, tra una certa difficoltà relazionale nella vita adulta e la mancanza di questa importante esperienza scolastica tra i 3 e i 6 anni. Che cosa succede di così decisivo per il futuro di un individuo in questo breve lasso di tempo? Semplice: si impara a stare con gli altri.

I primi tre anni di vita sono stati quelli dell’attaccamento primario, ossia della sicurezza data dall’accudimento di un genitore che ti asseconda nella tua ricerca di autonomia. Nella fase successiva, dai 3 ai 6 anni, nel bambino e nella bambina nasce un profondo bisogno di uscire dal guscio protettivo materno, da quell’ambiente ovattato fatto di desideri realizzati, di tenerezza, di coccole, di compiacimento, per cominciare la lunga e avventurosa sfida verso il mare magnum dell’esistenza, mettendosi alla prova, scoprendo i propri limiti e le proprie risorse.

In che modo? Incontrando e scontrandosi con gli altri, i coetanei, quelli che vogliono il tuo giocattolo, quelli che vogliono la tua maestra, quelli con cui devi fare i conti perché si muovono nel tuo stesso territorio e tu non puoi fare a meno di incrociare i tuoi bisogni con i loro. È il tempo degli abbracci e dei litigi, metafore di straordinari momenti di gioco condiviso, di euforia comune e gioiosa, di scoperte da vivere assieme. È anche l’età in cui si può litigare e imparare a farlo per tutta la vita grazie all’enorme assorbimento cognitivo dei 6 anni. 

Da decenni esiste un’istituzione scolastica preposta a questo periodo. Una volta si chiamava scuola materna, oggi ha preso il nome di scuola dell’infanzia, per levarle quel retrogusto di maternage che non deve avere in quanto nasce proprio per togliere i bambini e bambine dal puro e semplice accudimento dei genitori. Lì si vivono esperienze, avventure, scoperte, laboratori… Tutti i bambini e le bambine devono iniziare la loro carriera scolastica da qui, da questo momento così importante e decisivo per la crescita. Avere un insegnante che ti spiega la filosofia in un liceo sarà importante, ma avere una maestra o un maestro che dai 3 ai 6 anni ti aiuta nell’imparare a stare con gli altri non ha paragone.

Per questo sostengo quello che la Francia ha messo in pratica anni fa: l’obbligatorietà della scuola dell’infanzia per tutti i bambini dai 3 ai 6 anni. Una mossa giusta, dovuta anche alla necessità di creare le basi di cittadinanza per una platea infantile proveniente da tutto il mondo. E perché questi arrivi non restino dentro a nicchie etniche, occorre che questa accoglienza avvenga nelle scuole della prima infanzia. Tra i 3 e i 6 anni, nessun bambino o bambina dovrebbe restare a casa ancora appiccicato alla mamma e ai genitori, ma vivere questa esperienza come una straordinaria opportunità per affacciarsi a un mondo più grande.

Faccio mia l’esperienza francese e lancio un appello alla politica italiana: rendiamo le scuole dell’infanzia un luogo dove tutti i bambini e le bambine, necessariamente e obbligatoriamente, possano e debbano passare un pezzo importante della loro vita.

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Data di aggiornamento: 25 Marzo 2025
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