Smartphone delle mie brame

Ammaliati dalle nostre «tavolette magiche», non consideriamo i rischi a cui andiamo incontro. Ecco i motivi per coltivare consapevolezza digitale.
21 Novembre 2024 | di

Consapevolezza è una parola importante. Indica una conoscenza profonda che matura nel tempo all’interno di ciascuno di noi. Non è una nozione, ma un nostro modo di «essere nel mondo», di affrontare le domande della vita. Un esempio concreto può essere quello delle situazioni pericolose. Se ne sei consapevole, le affronti con le opportune contromisure. Questo discorso vale in particolare per le insidie nascoste, quelle legate alla rivoluzione digitale che coinvolge l’umanità da alcuni decenni. Prendete gli smartphone, li usiamo freneticamente ma non sappiamo granché di loro. Dove vengono prodotti, con quali materiali, quali sono le condizioni di chi lavora per estrarre i materiali e per assemblarli, perché ogni 2 o 3 anni diventano obsoleti, come vengono smaltiti. Non sappiamo neanche chi li controlla, chi amministra i nostri dati, come vengono ripartiti tra i gestori dei sistemi operativi e le società che producono le applicazioni più diffuse. Possiamo fare a meno di questi apparati? Non è così facile. C’è una grande pressione sociale che ci spinge a utilizzarli. Il mondo delle nostre relazioni interpersonali e poi le stesse autorità. Quanti servizi pubblici sono ormai raggiungibili di fatto solo attraverso un «telefono intelligente?». Ecco perché una riflessione seria sulla «consapevolezza del rischio» diventa centrale. 

Negli ultimi mesi in tutto il mondo si moltiplicano le iniziative per vietare o limitare l’uso degli smartphone ai minori. Dietro ci sono discorsi di enorme rilevanza riguardanti la formazione della personalità, la dipendenza, l’esposizione a forme di bullismo. Lasciando a pedagogisti e famiglie l’ultima parola su questo aspetto, mi preme però dire che non possiamo cavarcela pensando che la questione riguardi solo gli adolescenti. Basta camminare per strada per vedere decine di adulti che osservano come ipnotizzati le proprie «tavolette magiche». Insomma, se si vuole cambiare la situazione, l’alfabetizzazione tecnologica deve essere fatta a 360 gradi sull’intera popolazione. Alcune mosse spettano alle autorità. Un esempio positivo? Dal 2027 nella UE le batterie degli smartphone dovranno essere nuovamente sostituibili, prolungando così la vita dei telefoni. Ma c’è anche tutta la partita legata alla pubblica amministrazione. Oggi sei quasi costretto ad avere un apparato mobile per accedere ad alcuni servizi. Vanno invece mantenuti attivi altri percorsi. Non per essere contro l’innovazione, ma per favorire un progresso al servizio delle persone. Troppe cose accadono a nostra insaputa. Il meccanismo di funzionamento delle applicazioni deve diventare più trasparente. 

Oggi gli smartphone sono diventati «strumenti di sorveglianza». Non ci vorrebbe molto per modificare questi meccanismi. Il problema è il giro di affari che ruota intorno a questo mercato. Nel primo trimestre del 2024 sono stati venduti 290 milioni di nuovi apparecchi nel mondo: un business che qualcuno stima in 500 miliardi annui a livello globale. A questi vanno aggiunti i profitti dei gestori dei servizi e delle applicazioni. Serve un dato? Solo in Italia Instagram e TikTok hanno rispettivamente 39 e 21 milioni di utenti. Sono app pensate per generare traffico, raccogliere dati, vendere pubblicità. Noi magari ci divertiamo, ma regole del gioco e profitti li fanno loro.

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 21 Novembre 2024

Articoli Correlati

Lascia un commento che verrà pubblicato