Solo una piccola zanzara
Quando la zanzara si svegliò dal suo lungo sonno… (le zanzare pensano di dormire moltissimo, ma in realtà il loro riposo dura solo pochi secondi). Dicevamo, quando la zanzara si svegliò, era un bel pomeriggio di luglio. Distese le ali e piegò le zampette. Saltellò sul bordo umido del vaso di caroline colorate, che la signora Loretta aveva disposto con cura sul balcone, e si rallegrò. Sì, ora che il tramonto avanzava annunciando il suo arrivo con l’ultima stretta di calura della giornata, per la piccola zanzara era arrivato il momento di riempire la pancia.
Nei giorni precedenti aveva consumato pasti succulenti sulle braccia della signora Loretta e sulle caviglie di suo marito Osvaldo, oltre che sulle tenere guance del loro nipotino Filippo. La piccola zanzara volò fino al vetro della finestra. Era chiuso. Ciò significava che quella sera non avrebbe potuto essere loro ospite, si fa per dire! Loretta e Osvaldo, infatti, erano usciti di casa e chissà a che ora sarebbero tornati. «Che noia» pensava la zanzara. Non avrebbe potuto zigzagare ronzando dispettosa intorno ai padroni di casa. Scegliere il punto giusto dove pungere senza farsi schiacciare da un colpo di mano. E alla fine affondare il suo pungiglione nella pelle, per poi succhiare il sangue con avidità. Che peccato! Che fame! Che fare?
La piccola zanzara ritornò sul bordo umido del vaso di caroline, si sporse e guardò al di là del balcone. L’immensità del cielo la spaventò, allora guardò giù. Subito la colse un senso di vertigine. Beh, la casa di Osvaldo e Loretta stava al quinto piano del palazzo. La piccola zanzara si fece coraggio e tentò un primo volo verso il basso. Là sotto c’era un brulicare di vita: una miriade di luci colorate, un via vai di persone, un rombare di motori. Prese un passaggio da un flebile filo d’aria e viaaa! La zanzara piroettò cinque, dieci volte, poi discese come un fuso verso il basso, sulla strada. Il vortice d’aria provocato da un motorino la trascinò su e giù. Turbinò. Sbatacchiò. Finché il suo tormentato volo non fu interrotto dal finestrino dell’auto in sosta del signor Tiberio. Sbam! Che botta. La piccola zanzara rimase adesa al vetro, stordita. Pochi secondi, solo il tempo di scorgere una fessura dove infilarsi e trovare rifugio. «Potrebbe essere un posto tranquillo dove riposare» pensò la piccola zanzara, piuttosto spaventata. Fino a quel momento il suo mondo era stato il vaso di caroline sul balcone di Osvaldo e Loretta. Lì c’era tutto ciò che le serviva. Ma adesso?
Adesso si trovava in una gigantesca scatola di metallo senza un vaso di fiori, né qualcuno a cui succhiare il sangue. Ma ecco che all’improvviso la portiera della macchina si aprì. Il primo a salire fu il signor Tiberio, poi sua moglie Ernestina. Seguirono i nipoti: Adalberto, Carlo, Simonetta e il cane, che, non avendo un nome, era chiamato da tutti «Vieni qui bello». «Vieni qui bello» fu il primo a notare la presenza della piccola zanzara e iniziò a masticare l’aria come se volesse acchiapparla in bocca. Lei fece una virata a dritta, poi giù fin sotto il sedile di Tiberio e lì rimase nascosta il tempo necessario per far calmare le acque e studiare un piano d’attacco. Ormai era un’esperta su come prendere di sorpresa le sue prede. Cominciò con la caviglia di Tiberio, poi con l’orecchio di Ernestina. In seguito passò ai nipoti. Che cena succulenta! Ora vagava ubriaca di cibo tra le facce scombussolate dei bambini che si grattavano ovunque. Che soddisfazione!
Tiberio attaccò a grattarsi la caviglia, sterzò il volante, urtò il marciapiede, prese un palo e bucò uno pneumatico. Ernestina urlò dallo spavento e rovesciò la torta di mirtilli del compleanno di Adalberto. «Vieni qui bello» cominciò ad abbaiare, i bambini a frignare. Dal cofano dell’auto ora usciva fumo bianco. Intervenne un vigile che multò Tiberio per l’infrazione. Una piccola folla si accalcò intorno al veicolo. E tutti si misero a discutere tra loro. «Quanto sono strani questi umani» pensò la zanzara. L’insetto uscì dall’auto, prese un passaggio da un filo di vento, risalì al quinto piano e si tuffò nel vaso di caroline. Fece un lungo sonno e, pochi secondi dopo, si svegliò!
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