Tra nuvole di alpaca e trolley (parte III)
I giorni passano nel silenzio della Puna, pascolando «alle intemperie», come mi spiega Griselda. Quando il banco di nebbia svela gli alpaca confusi nel bianco delle nuvole che abbracciano la terra, cominciamo la giornata di pascolo. Saliamo la montagna quando gli animali hanno voglia di pasto secco. Percorriamo il bofedal che si distende ai piedi dell’abitazione di Griselda quando hanno bisogno di erba umida. Nell’arco della giornata veniamo soprese da neve, grandine, pioggia, e mi brucio il naso con i raggi infuocati di un sole enorme che sembra di poter toccare con le mani. Accovacciate tra erba e pietre, avvolte in coperte colorate per vederci dai versanti opposti della montagna, controlliamo che il gregge stia unito, che non superi invisibili confini di vicinato, che non si distragga dal ruminare, che non si avvicini il coyote. I cani pastore giocano ai miei piedi, mentre un gruppo di chinchillà andini si rincorre tra le rocce.
Nel pomeriggio gli animali cominciano a tornare verso casa da soli, come tutti gli animali dei pastori di tutto il mondo conoscono la strada. E noi ci ritroviamo nella piccola cucina ad accendere il fuoco con lo sterco delle vacche che pascolano libere in cima al monte, per preparare una zuppa di riso e patate disidratate ed erba di campo. In altri momenti dell’anno mungeremmo le pecore e berremmo un poco di latte caldo. Ma ora il pasto è secco e non ci sono agnelli.
«Porquè es tan rica la leche Gloria?» il motto della pubblicità della fabbrica di latte peruviana, Gloria, risuona a ripetizione nella radio Marangani. I manifestanti sono entrati nella fabbrica, e hanno cominciato a distruggere gli impianti, mentre il latte si mescola ai fiumi che corrono spontanei con le prime piogge della stagione. Ascoltiamo di caselli stradali bruciati, negozi distrutti… ascoltiamo di una lucha che percorre i labili confini tra rivendicazione, politica e caos. Sicuramente le notizie che ci arrivano fin lassù contrastano con il silenzio avvolgente degli orizzonti andini. Gli alpaca stessi sono animali silenziosi, devono stare ad ascoltare il vento. Chissà se sono infastiditi dai belati continui di conversazioni animate tra le sorelle pecore che li accompagnano nei giorni di pascolo.
Puoi leggere la prima parte del racconto qui e la seconda qui!