01 Dicembre 2025

«Una Chiesa povera per i poveri»

Gesù nasce povero, per invitarci a confidare non nei beni materiali, ma nell’Amore di Dio. Ce lo ricorda anche papa Leone XIV nel suo primo documento, dedicato proprio ai poveri.
Affresco di autore sconosciuto che raffigura la Natività e l'Adorazione dei Magi, Chiesa di san Francesco, Gualdo Tadino, Perugia.
Affresco di autore sconosciuto che raffigura la Natività e l'Adorazione dei Magi, Chiesa di san Francesco, Gualdo Tadino, Perugia, XVI secolo.
© mammuth / iStock / Getty Images Plus

Nell’editoriale del mese di giugno, ricordando il compianto papa Francesco e rilevando alcuni aspetti che lo legavano a sant’Antonio, abbiamo colto l’attenzione di entrambi per i poveri e gli ultimi. È stata una bella sorpresa che la prima esortazione apostolica di papa Leone sia stata dedicata proprio al tema dell’amore per i poveri, progetto che lo stesso Pontefice ha accolto come eredità dal suo predecessore. Anche la data della pubblicazione del testo è suggestiva: il 4 ottobre, festa di san Francesco di Assisi. La figura di questo santo è particolarmente legata al tema, soprattutto a partire dalla sua esperienza di misericordia: come afferma nel suo Testamento, il Signore lo ha condotto tra i lebbrosi e lui si è curato di loro. Erano essi tra i poveri del tempo, considerati maledetti da Dio per la malattia che portavano nel corpo, e per questo costretti a vivere in attesa della morte, emarginati da tutti, addirittura al di fuori della società. In seguito, si è scoperto che la lebbra non è una malattia molto contagiosa, non basta un contatto occasionale per trasmetterla, ma già la presenza delle macchie sulla pelle era letta come segno di impurità: questo lo ritroviamo, ad esempio, nella Bibbia (cfr. Lv 13).

Oggi sappiamo che si può arrestare la progressione di tale malattia, anche se non si riescono a riparare i danni neurologici o le deformità da essa causate. Il malato di lebbra, perciò, non è un pericolo, come veniva visto in passato; tuttavia, nel nostro tempo, alcune categorie di persone sono a volte considerate in modo simile ed emarginate: per la loro storia, la loro provenienza, il loro orientamento sessuale. Il giovane Francesco oltrepassa le barriere ed entra in relazione con loro, sfidando lo stigma sociale, e grazie a questa esperienza vive una profonda conversione. Il suo non è un prendersi cura a distanza, ma un venire a contatto con i poveri del suo tempo. E da lì inizia una progressiva spoliazione che ha soprattutto due scopi: imitare Gesù e incontrare gli altri come fratelli. A lungo Francesco si interroga sulla volontà di Dio e, nella preghiera, vive un incontro profondo con il Signore, in particolare con il Crocifisso. È la contemplazione di un Dio che si fa povero per salvarci: si fa uomo, svuotando se stesso, bambino che viene posto in una mangiatoia, perché per lui non c’era posto; da povero vive nel mondo, senza fissa dimora, invitando tutti a confidare non tanto nei beni materiali, ma nella vera ricchezza che sta nell’Amore del Padre e degli altri; alla fine, rifiutato dai suoi, viene spogliato di tutto e, nudo, muore in croce.

Poiché il Signore si è fatto povero, anche Francesco vuol vivere in tal modo: pellegrino e forestiero nel mondo, senza appropriarsi di nulla. Essere poverello – aggettivo che Francesco usa per se stesso solo nella lettera a donna Jacopa, mentre altrove si definisce «piccolino» –, poi, è ciò che gli permette di incontrare profondamente il prossimo, i poveri. Come afferma il papa in Dilexi te, «la sua povertà era relazionale: lo portava a farsi prossimo, uguale, anzi, minore» (n. 64). In tal modo Francesco tende a colmare il divario presente quando ci si relaziona con l’altro: non fa pesare le differenze, ma cerca l’incontro. E quella delle disuguaglianze che rafforzano il divario soprattutto con i poveri è una delle questioni trasversali che emergono nell’esortazione apostolica: spesso esse nascono da disparità economiche, educative, ma anche dalle distanze che noi stessi teniamo dai poveri per i più svariati motivi. San Francesco, con il suo esempio, mostra come colmare la distanza: è l’invito espresso da papa Francesco e ribadito da papa Leone a una «Chiesa povera per i poveri».

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Data di aggiornamento: 01 Dicembre 2025
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