Il canto di Cardenal
Viene un momento, nella vita di ognuno di noi, in cui si sente il bisogno di fare i conti. Dimostrare a se stessi che quella volta abbiamo preso la decisione giusta. Ci si guarda indietro, con un misto di nostalgia e rimpianti, e si desidererebbe capire dove tutto ciò che abbiamo vissuto, nel bene e nel meno bene, può finalmente trovare pace: un luogo dove possa essere accolto, un atterraggio di fortuna prima che sia troppo tardi. Insomma, abbiamo bisogno che qualcuno ci dica chi siamo, voglio dire con tutto il bagaglio e la zavorra del nostro essere stati.
Se abbiamo volentieri accettato di ospitare sulle pagine del «Messaggero di sant’Antonio» la lunga poesia inedita, Come in cielo così in terra, di cui Ernesto Cardenal ci ha fatto dono, è proprio perché questi versi testimoniano di un uomo che dall’alto dei suoi 93 anni accetta di tirare una linea, forse definitiva?, tra il dare e l’avere.
E Cardenal di frammenti da mettere in ordine ne ha davvero parecchi. Nato in Nicaragua, monaco trappista discepolo di Thomas Merton, sacerdote nel 1965, ben deciso a «immischiare» la sua fede cristiana con le vicende degli uomini e delle donne del suo Paese. Dà vita, sull’isola di Solentiname, a una comunità fondata su fede, giustizia e nonviolenza, nutrita di bellezza e poesia. Attivo nella resistenza sandinista contro il regime dittatoriale, il 19 luglio 1979 entra a Managua con le truppe rivoluzionarie e viene nominato ministro della Cultura.
È nel 1983 che, in Occidente, facciamo conoscenza con questo sacerdote, a cui non piace la neutralità. Succede infatti che, durante la sua visita in Nicaragua, papa Giovanni Paolo II lo inviti pubblicamente a dimettersi: siamo rimasti tutti colpiti dall’immagine di Ernesto Cardenal inginocchiato sull’asfalto dell’aeroporto, davanti a Giovanni Paolo II in piedi che lo rimprovera, sciabolandogli davanti il suo dito indice. Nulla da eccepire. Il Codice di diritto canonico parla chiaro: «È fatto divieto ai chierici di assumere uffici pubblici, che comportano una partecipazione all’esercizio del potere civile» (can. 285,3). In realtà, entrambi avevano ragioni da vendere, e semmai rigidità per cui contrapporsi. Essendosi Cardenal comunque rifiutato, fu sospeso a divinis. Non ha mai smesso però di credere, a Dio e all’uomo, senza fare sconti né all’uno né all’altro. Ha continuato a scrivere poesie, anche per i bambini malati di cancro. Qualcuno vorrebbe proporlo per il Nobel della letteratura.
A noi basta ascoltarlo nelle sue confessioni, mentre rimescola le carte dei giorni e i conti non tornano. Ma probabilmente più che mai arreso al buon Dio.
fra Fabio Scarsato
COME IN CIELO COSÌ IN TERRA
di Ernesto Cardenal
Miliardi di galassie con miliardi di stelle
(ci sono oltre centomila milioni di galassie)
la nostra galassia ha trilioni di stelle
è soltanto una di milioni di galassie
un gas stellare
e un gas di galassie
apro la finestra e guardo
le stelle da dove veniamo
sembra che l’universo abbia avuto uno scopo
nel quale c’entriamo noi
l’universo autocosciente:
polvere di stelle
che di notte può
guardare le stelle
Nati dall’esplosione di supernove
figli del Sole e del Sistema Solare
Abbiamo un ruolo nell’universo?
Io direi di sì
Siamo in un universo quasi vuoto
che per la maggior parte non si vede
circondati ovunque dal mistero
in mezzo a una materia che non vediamo
un universo quasi tutto invisibile
e cosa sia la materia non sappiamo
Ogni galassia si allontana da noi
quasi alla velocità della luce
luce che soltanto adesso arriva a noi
un universo di dimensioni sconosciute
forse con altri mondi che non vediamo
un milione di milioni di stelle
piccolissime ma che sono come il Sole
e la galassia stessa un punto nell’universo
insignificante per il cosmologo
Il Sole stella normalissima
in un angolo qualsiasi dell’universo
non siamo in esso per caso
Qualcosa di così immenso
può esistere senza uno scopo? (…)
(Traduzione dallo spagnolo di Zingonia Zingone e Celina Moncada)
La versione integrale della lunga poesia di Cardenal si può leggere sul «Messaggero di sant'Antonio» di maggio2018 oppure nella versione digitale della rivista