Prima l’uomo, poi il suo peccato
«Caro direttore, sono rimasto molto sorpreso dell’omelia del Papa la vigilia di Natale. Papa Francesco ha cominciato dicendo che “Dio ama tutti gli uomini allo stesso modo, comunque siano o comunque si comportino”. Ha poi precisato che “se uno si comporta da uomo buono per essere gradito al Signore non sarà considerato diversamente da uno che si comporta male. Dio continua ad amare ogni uomo, anche il peggiore.
Puoi avere sbagliato, puoi averne combinate di tutti i colori, ma il Signore non rinuncia a volerti bene”. Sono disorientato per non dire sconcertato. Se penso all’uomo che scandalizza un bambino o commette atroci delitti… Forse non ha spiegato bene quello che intendeva dire o forse occorre porre un limite di età per rappresentare Cristo. Mi costa tanto scrivere questa considerazione, ma non si può sentire un Pontefice affermare che non c’è distinzione tra il bene e il male nell’amore di Dio. Forse un credente riesce a elaborare queste frasi, a trovare
un senso; lo scettico non credo. Il non credente poi…».
Gianfranco – Modena
Carissimo Gianfranco, ho ascoltato anch’io con attenzione l’omelia che papa Francesco ha tenuto alla Santa Messa della notte di Natale. Sono andato a rileggermi il testo, che corrisponde pari pari a quello pronunciato dal Papa, pubblicato sul sito ufficiale del Vaticano. Ma non mi riesce di trovare esattamente le frasi che tu citi. In particolare, non c’è traccia di quella probabilmente più «forte»: «Se uno si comporta da uomo buono per essere gradito al Signore non sarà considerato diversamente da uno che si comporta male». Il che, in un tempo caratterizzato da informazioni di cui non riusciamo a definire l’attendibilità, se non vere e proprie fake news, dovrebbe renderci tutti più attenti. Un altro errore che rischiamo di commettere, in buona fede, è quello di estrapolare delle frasi a effetto da un contesto che invece è necessario per dare a quelle stesse parole il loro giusto significato. O, comunque, quello che chi le ha pronunciate presumibilmente intendeva esprimere.
Al di là di questa premessa «metodologica», mi sembra che tu abbia però colto effettivamente la provocazione evangelica che stava tra le righe dell’omelia natalizia di papa Francesco. Che di per sé non dovrebbe assolutamente risuonare del tutto inedita, almeno a noi cristiani. Che l’amore di Dio, e proprio perché è di Dio e non umano, sia indipendente da tutto quello che noi possiamo fare o non fare, meritare o non meritare, guadagnarci o perdere, mi verrebbe da dire che è storia sempre vecchia e sempre nuova. La leggiamo in tutta la Bibbia, più che mai nel Nuovo Testamento: «Noi amiamo, perché egli [Dio] ci ha amati per primo» (1Gv 4,19); «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8), solo per fare alcuni esempi. Ma la sperimentiamo in ogni istante della nostra misera e bella vita: chi di noi può reputarsi non peccatore? Non è vero che nell’amore di Dio non c’è distinzione tra il bene e il male: distinzione non c’è tra i suoi figli, tutti ugualmente bisognosi del suo amore misericordioso, e nessuno escluso almeno potenzialmente, dal suo abbraccio. Papa Francesco ce lo chiede: «Mi lascio amare da Dio? Mi abbandono al suo amore che viene a salvarmi?».