Basilica, scrigno di arte e fede
La Basilica di Sant’Antonio è un capolavoro unico nella storia dell’arte, una fucina di straordinaria produzione artistica, uno scrigno di capolavori che sono vertici indiscussi della civiltà artistica d’Occidente, un progetto inconfondibile e plurale tutto a trasparente servizio dell’esperienza di fede.
«Clinica spirituale» per l’uomo contemporaneo
Definita da papa san Paolo VI una «clinica spirituale» per l’uomo contemporaneo, essa è davvero un campo-base per lo spirito, offerto al pellegrino e al turista curioso come articolato e generoso forziere di simboli che aprono sull’aldilà, indipendentemente da ciò che nell’immediato si vede e si tocca.
Patrimonio mondiale
La Basilica invita col suo fascino intatto ad attraversare le sue molteplici soglie simboliche per offrire un contatto vero e denso con se stessi e col divino. È un patrimonio artistico e culturale di livello mondiale talmente ricco che merita di essere sperimentato in prima persona, per meglio comprendere la profonda funzione simbolica che conduce ad assaporare i contenuti della fede cristiana e della devozione al Santo, vero cuore ispirativo e pulsante di tutto il complesso antoniano.
Attraversare la Basilica è un’esperienza che coinvolge i visitatori di ogni epoca in un’avventura artistica e spirituale capace da sola di trasformare e rinnovare l’anima. Il suo linguaggio architettonico, scultoreo e pittorico parla a tutti la lingua universale della bellezza. L’arredo artistico racconta dei modi in cui frate Antonio incontra, accoglie e ospita lungo i secoli i bisogni e le ferite di quanti lo vengono a visitare per restituirli arricchiti di senso e di solidarietà fraterna, così da incoraggiare ciascuno a ritornare alla vita sfidante che gli è stata affidata, pieno di fiducia e perciò più sicuro nell’affrontare il mare aperto del proprio inedito viaggio esistenziale, fino al destino ultimo in Dio Padre.
Il portale
A partire dalla piazza antistante, incastonato nella facciata ad arcate gotiche, caratterizzata da un’impostazione romanica realizzata in cotto e abbellita da bianche cornici e dalla galleria ritmata da arcatelle poggianti su colonnine, il portale della Basilica, in stile romanico, è la prima soglia che il pellegrino attraversa. È il confine tra il chiassoso e profano mondo esterno e la fonosfera sacra interna che taglia e toglie pressoché ogni rumore che arriva da fuori e offre un sorprendente silenzio accogliente che invita a rallentare, a respirare in modo diverso, a fermarsi, a lasciarsi coinvolgere nell’immediato e avvolgente clima di preghiera. Il passaggio del portale apre al mistero che attende, e chiama a un personale viaggio interiore.
La Vergine e Gesù Bambino
Superata la soglia, dà il benvenuto al pellegrino il dolcissimo sguardo della Vergine e di Gesù Bambino, dipinto sul pilastro a sinistra, opera di Stefano da Ferrara (1351 circa). L’immagine, la prima tra le novantasei immagini mariane presenti nel complesso della Basilica, ha sempre suscitato grande simpatia e confidenza, sullo stile delle icone bizantine dell’Eleousa, madre della Misericordia, che sottolineano l’affetto che lega la Madre e il Figlio in vista del bene da infondere nei fedeli.
La grande maestria di Stefano fa sì che lo sguardo di Maria e di Gesù sembri spostarsi e seguire il pellegrino nel suo procedere verso la tomba del Santo, con un effetto tanto misterioso quanto affettuoso.
La Cappella dell'Arca
Procedendo nell’ambulacro di sinistra, il pellegrino incontra la cappella che ospita l’arca, ovvero la tomba elevata di sant’Antonio. La cappella è uno dei più straordinari capolavori del Rinascimento italiano. Il progetto, attribuito a Tullio Lombardo, ha ispirato la numerosa schiera di artisti di primo livello che vi hanno lavorato per tutto il XVI secolo e oltre. Grazie al restauro del 2009, che ha permesso di recuperare molti particolari, la si può ammirare in tutto il suo splendore.
L’attuale cappella, rifacimento della precedente cappella trecentesca affrescata da Stefano da Ferrara e purtroppo persa a causa di incuria e umidità, è tutta in marmo. Prevale il candido marmo di Carrara, che insieme al verde antico serpentino e al porfido rosso antico simboleggiano le tre virtù teologali: la fede, la speranza e la carità.
La facciata apre alla cappella con cinque arcate a tutto sesto, poggianti su quattro colonne e due pilastrini quadrangolari laterali. A esse corrispondono, sulla parete di fondo, altrettanti archi ciechi, in evidente analogia con la corrispondente cappella di San Giacomo, sul lato opposto del transetto. Le decorazioni, di natura floreale, simbolica e mitologica, si propongono ricche e densamente espressive.
La volta, gli stucchi e l'architettura «svelata»
La volta della cappella, opera guidata dal Falconetto nel 1534, avvalendosi di un gruppo di valenti stuccatori, quali i figli Ottaviano e Provolo e gli aiuti Tiziano Minio, Silvio Cosini e Danese Cattaneo, è decorata con splendidi stucchi dorati e una scritta in latino, posta centralmente sopra la tomba del Santo, svela il senso architettonico della cappella da ritenersi scrigno per il vero tesoro della città di Padova: sant’Antonio.
Sotto la volta, due scritte in latino prese dal Vangelo aprono a un ulteriore significato spirituale: Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro (Mt 11,28) e Chiedete e vi sarà dato (Mt 7,7). Queste parole di Gesù poste sulla bocca del Santo fanno della sua cappella un porto sicuro in cui ripararsi dalle asperità della vita e una base certa da cui ripartire con fiducia dopo aver ottenuto l’aiuto richiesto.
L'Arca del Santo
Al centro della cappella è l’Arca del Santo, racchiusa nell’altare di Tiziano Aspetti (1594). Milioni di mani continuano ad accarezzare la preziosa lastra verde che separa dal corpo di sant’Antonio, il quale ascolta le silenziose confidenze di chi vi appoggia la propria testa come sull’accogliente spalla di un fratello maggiore.
Inseriti tra le colonne della cappella di sant’Antonio si trovano nove altorilievi che narrano i miracoli del Santo, a eccezione del primo, che rappresenta il momento in cui Fernando, da canonico agostiniano, s’incammina sulle orme di Francesco d’Assisi, prendendo il saio della famiglia francescana e, insieme, il nuovo nome di Antonio.
Gli episodi degli altri otto altorilievi possono essere distinti in tre categorie: i miracoli della famiglia, della giustizia e della fede. Sant’Antonio, nella sua predicazione e nella sua azione pastorale, ha sempre difeso con coraggio i più deboli e i più poveri, a partire dalla famiglia. Anche qui l’egoismo e l’immaturità umani procurano dolori, ferite, violenze e disastri. Il Santo, invocato soprattutto dalle donne, le più fragili in genere nei conflitti familiari, si è sempre schierato dalla loro parte, favorendo da parte di tutti i membri della famiglia l’assunzione di quelle responsabilità che competono loro.
In scena la vita ordinaria
Tutti questi capolavori mettono in scena il teatro della vita ordinaria, fatto di dolori, di drammi familiari, di egoismi relazionali ed economici, di ingiustizie gratuite ed evitabili. Dentro queste scene in cui ciascuno può rispecchiarsi, sant’Antonio porta una voce di speranza, perché la sua predicazione e i suoi miracoli sono una stessa cosa.
Antonio è la voce del Vangelo che illumina dal punto di vista del Padre le vite di ciascuno e ciò permette di guardare la vita e se stessi in modo nuovo, aprendo possibilità di vita più bella, più degna, più piena.
Sant’Antonio entra nelle crisi per indicare vie e modi concreti per rendere la vita davvero più umana e invitare a proseguire la propria evoluzione, superando i momentanei ostacoli frutto per lo più di visioni ristrette e infantili, e ingenue, della vita umana.
Miracoli, traduzioni del Vangelo
Gli altorilievi dei miracoli testimoniano l’entusiasmo dei devoti per un Santo tanto vicino alle loro drammatiche esperienze e celebrano il suo carattere pronto, deciso e fraterno nell’intervenire con tutta la forza, l’autorità e la compassione donategli dal Vangelo, soprattutto a servizio dei più deboli: i bambini, le donne, i giovani disorientati, gli usurpati. Tutti i suoi miracoli sono, di fatto, traduzioni del Vangelo nella irriducibile complessità della vita umana.
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