The Economy of Francesco: riparare la «casa comune»
The Economy of Francesco, è il movimento di giovani economisti promosso dal Santo Padre. Dovevano incontrarsi ad Assisi dal 19 al 21 novembre 2020. La pandemia li ha costretti alla modalità online, ma questo non ha scoraggiato l’entusiasmo nel condividere il sogno di un’economia «con un’anima», più giusta, inclusiva, sostenibile.
Al riguardo, oggi vi propongo una riflessione di Stefano (Rozzoni), giovane dottorando (in Literary and Cultural Studies presso l’Università degli Studi di Bergamo e Justus Liebig Universität, Germania) che, in qualità di ricercatore, ha figurato tra i partecipanti alla conferenza The Economy of Francesco.
Stefano si occupa di discorso eco-critico nella cultura contemporanea, in cui rientra il pensiero francescano in diversi ambiti del sapere — tra cui letteratura, filosofia, scienza e, appunto, economia – come un’etica alternativa in risposta alle sfide dell’oggi.
Rielaborando gli appunti raccolti durante il convegno, ecco una sua testimonianza dedicata ai «giovani», a cui papa Francesco ha proposto, con questo evento, «un patto per il futuro» richiamandoli ad un diretto coinvolgimento e impegno per «riparare la casa comune».
Ringrazio di cuore Stefano per il contributo, davvero utile per tutti, insieme al nostro incoraggiamento e alla nostra preghiera.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto
fraalberto@vocazionefrancescana.org
The Economy of Francesco, ovvero, lo slancio a riparare la «casa comune»
di Stefano Rozzoni
Francesco d’Assisi, lente per un’osservazione critica del presente
Chi ancora si limita a pensarlo come il santo «che parlava agli animali», o, come è stato definito dallo storico Lynn White Jr, «il patrono degli ecologisti», sarà forse sorpreso dallo scoprire come, nel 2020, Francesco d’Assisi rappresenti prima di tutto una lente attraverso cui condurre un’osservazione critica sul presente.
Questo aspetto è emerso chiaramente in occasione del convegno intitolato The Economy of Francesco, tenutosi dal 19 al 21 novembre nella città del Poverello, al quale papa Bergoglio ha invitato alcuni tra i più illustri esperti negli ambiti dell’economia, ecologia e politiche sociali per ripensare il modello di sviluppo economico dominante in una formula più sostenibile e inclusiva.
Nomi del calibro di Muhammad Yunus, Jeffrey Sachs e Vandana Shiva hanno risposto alla chiamata unendosi a oltre duemila under 35, tra studiosi, economisti e change-makers provenienti da 115 nazioni e accomunati dall’esigenza di un cambiamento paradigmatico nel modo di pensare l’economia e il mondo.
Una «conversione ecologica» per il sistema
In un pianeta dove l’1 per cento della popolazione detiene più ricchezza del restante 99 per cento, come ricorda il rapporto Oxfam del 2017, è evidente come una conversione di sistema, di pensiero e di valori sia oggi quanto mai necessaria.
(Ri)proponendo l’esperienza di un uomo del Duecento come il pilastro portante su cui costruire alternative etiche alle complesse dinamiche su cui si basa – e continua a rafforzarsi – il capitalismo avanzato, Bergoglio propone una risposta concreta alla logica del profitto individuale, che ha reso evidenti e inequivocabili le disuguaglianze e le ingiustizie, tanto tra umani, quanto in relazione all’ambiente.
Già attraverso l’Enciclica Laudato si’ del 2015, il Papa aveva introdotto la Chiesa in un dibattito internazionale volto a riflettere su nuove strategie di sviluppo sostenibile.
«Integrando il dogma cattolico della Legge Naturale con l’analisi del ruolo distruttivo del capitalismo di Naomi Klein», come ricorda la filosofa Rosi Braidotti, Bergoglio ha tracciato la direzione del proprio pontificato verso l’idea di una conversione ecologica: lontano dall’essere una mera operazione di greenwashing che strizza l’occhio ai movimenti ambientalisti globali, Francesco invita, piuttosto, ad avviare una riflessione profonda sul senso dell’essere umano: il Papa ne sottolinea il profondo e indissolubile legame con le altre forme di vita, insieme alle quali abita la «casa comune» evocata dalla parola greca oikos presente nella radice «eco-».
Fiducia nelle nuove generazioni, i leader di domani
Uno degli aspetti più interessanti della conferenza è rappresentato dall’impiego di una retorica affermativa: The Economy of Francesco non ha proposto una nuova – e non necessaria – narrazione apocalittica sulle sorti del pianeta. Al contrario, l’evento è stato caratterizzato da un forte spirito propositivo, in cui i problemi diventano sfide a cui è possibile, e doveroso, trovare una soluzione.
In linea con questa visione, Francesco ha indicato i «giovani» come i destinatari primari dell’appuntamento: si tratta di una scelta che svela come le speranze del Papa siano riposte in un cambiamento generazionale capace di apportare nuova energia e creatività nella ricerca di risposte alle (molte) crisi del presente, dal cambiamento climatico, alla pandemia.
I giovani a cui Bergoglio parla sono i milioni di ragazze e di ragazzi di tutti il mondo scesi in piazza a manifestare sotto il segno dei #FridaysForFuture; sono persone che hanno già avviato studi e carriere abbracciando i frutti del discorso ecologico in corso, almeno, dagli anni Settanta.
Sono i leader di domani, a cui spetta il compito di prendersi carico del pesante lascito di chi li ha preceduti: un mondo statisticamente più indebitato e più inquinato rispetto a quello che i loro genitori hanno, a loro volta, ereditato.
Uniti, nelle diversità, per la «casa comune»
È impossibile riassumere in poche righe il contenuto dei numerosi interventi proposti, non solo dai già citati speaker superstar, ma anche nel contesto di tavoli di lavoro e workshop durante i quali ha preso vita un dialogo inter-nazionale, attraverso un inglese con infiniti accenti diversi: una vera lingua franca, inclusiva e depoliticizzata, capace di unire mondi agli antipodi.
Sostenibilità, responsabilità, fraternità, inclusività… la lista delle parole chiave emerse in tre intense giornate di lavoro è lunga. Tuttavia, eviterei di proporre un ritornello già sentito molte volte, e che rischia di svuotare questi termini del loro senso più prezioso e profondo. Ciò che ritengo invece importante sottolineare è l’enfasi del convegno posta sull’idea che ognuno è chiamato a diventare strumento del cambiamento.
È a partire dalla propria esperienza personale, quella di tutti i giorni, vissuta nelle proprie famiglie e nelle proprie comunità, che il mondo deve reinventarsi. Non è più tempo di attendere che una nuova economia venga proposta dall’alto. Lo slancio dovrà partire dal basso, attraverso l’assunzione di una prospettiva eco-logica, incentrata sul senso della «casa comune», per la costruzione di una nuova eco-nomia, ovvero la modalità attraverso cui la casa di tutti – e di tutto – andrà gestita.
Va’ e ripara la mia casa: una chiamata ancora «in corso»
Come riportano le fonti francescane, per la conversione del santo di Assisi fu fondamentale l’episodio in cui il Crocefisso della chiesa di San Damiano si rivolse al giovane Francesco con un’esortazione tanto semplice quanto rivoluzionaria: va’ e ripara la mia casa. È da quel momento che si manifesta in lui il cambiamento, quello slancio di cura nei confronti dell’Altro, degli ultimi, degli esclusi, che a 800 anni di distanza non smette di parlarci, diventando il monito guida di una nuova visione dell’economia.
Quella di Francesco è la narrazione di cui avevamo bisogno, perché ci aiuta a vedere in modo più accessibile un problema complesso e spesso percepito come «troppo grande», affinché possa essere risolto. Riparare non significa distruggere qualcosa per costruire da zero, ma, piuttosto, adeguare quanto già esiste a nuove necessità, correggendo un malfunzionamento, eliminando un guasto o un difetto.
Ciò a cui siamo chiamati, in altre parole, è operare sul modello economico esistente, riconsiderandone gli obiettivi e passando dall’idea della crescita individuale alla crescita collettiva. Parole come «imprenditore», «finanza» e «investimento» non scompariranno nel dizionario della nuova economia, ma dovranno assumere nuovi significati, tali da assicurare un’accezione pluralista e inclusiva. Il profitto non potrà più essere del singolo, ma dell’intera comunità. Il valore, non solo quantificabile in denaro, ma anche in termini di impatto sociale e ambientale.
E in un mondo globalizzato, regolato dall’intelligenza artificiale e dagli algoritmi, è sorprendente pensare come l’esperienza di Francesco d’Assisi insegni che la rivoluzione etica di cui necessitiamo è raccolta in un’azione concreta, alla portata di tutti e di straordinaria semplicità: l’apertura verso gli altri nel desiderio di riparare la casa comune che vogliamo abitare.
Per saperne di più, potete cliccare sul sito dell’evento: https://francescoeconomy.org/it/
Oppure potete rivedere gli interventi sul canale YouTube di TEoF.